lunedì 19 marzo 2012

Mission completed






Purtroppo in queste ultime settimane sono stato così preso da mille mail e cose da fare, che non sono riuscito a scrivere niente. Poi l’elettricità, che a Chinhoy c’è solo dalle 10 la sera fino alle 5 del mattino, rende le cose molto più complicate quindi quando accendi il computer hai da fare tutto in un determinato lasso di tempo. Vabbè dai se i problemi sono tutti qui siamo a cavallo…e infatti tirando le conclusioni di queste ultime 5 settimane posso, finalmente, essere felice e soddisfatto. Gli obbiettivi sono stati portati a termine e ora, visto che in Zimbabwe non c’è nessuno di “noialtri”, il tutto procederà bene e senza grossi intoppi. Ne sono sicuro. La cooperazione tra i progetti e renderli del tutto indipendenti per quanto riguarda la logistica e i rifornimenti, è andata alla grande. Sicuramente non semplice gestire le necessità di ognuno che, suore o no, diventano “avvoltoi” in agguato appena giri l’occhio per potersi accaparrare il più possibile fregandosene degli altri. Ma insomma, problemi di normale routine, ma credo anche sia arrivato il momento che sia gli zimbabwiani sia i responsabili dei progetti in loco, si tirino su le maniche e provvedano da soli alle cose, perché il “babbo Natale” di turno non va più bene. Quindi un Grazie di cuore a Stuart, che detiene il deposito dei container, e che gestirà il “magazzino”, senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile. Un grazie a Manu, che ha gestito queste 5 settimane e mezzo con serenità e con aiuto dalla distanza, un Grazie a Grace (la nipote ugandese di Carlo), che mi ha trattato come un fratello a casa, un Grazie ad Andrea, Vincenzo e Massimo che sono stati sempre di compagnia…e un grazie alle Sola Sisters perché di suore così ce ne vorrebbero tantissime (è ora di finirla con questo clericalismo). Un grazie infine a Laura che, è stata una compagna di viaggio per due settimane, su e giù per il paese. Tra i vari progetti, che ho visitato, spiccano oltre a quelli già nominati durante l’anno, la Brielle Library, dove vengono stampati migliaia di libri per cechi (sono diverse migliaia in zimbabwe dovuti all’AIDS) per le scuole elementari e medie. Il centro delle suore di Madre Teresa di Calcutta ad Mbare dove raccolgono malati terminali o emarginati e cercano di dar loro una dignità o di inserimento o di una morte dignitosa. Purtroppo i malati terminali sono molti che vengono abbandonati dagli ospedali o dalle famiglie e il centro strabocca di persone (per lo più uomini), appunto in fase terminale. Il Ruvarashe Trust, il centro di Caterina, dove molti disabili trovano un posto per poter rendersi utili e vivere una vita “normale”. Le Sola, che provano a formare ragazze del luogo per poi procedere per conto loro e renderle indipendenti. E alcuni orfanotrofi…gestiti decisamente meglio del San Marcellino. Certo è che tutti i progetti tendono più a uno sviluppo delle donna perché, come dice sempre Carlo, salvi una donna salvi un’intera famiglia. L’uomo, purtroppo, è stata forse la più grande delusione di quest’anno, in Africa. Tutti questi sono progetti o programmi che aiutano tantissimo la popolazione visti i grandi numeri di gente che ne beneficia. Difficile dire se è giusto o sbagliato…e a volte chi investe in formazione e istruzione, avrà sicuramente dei frutti tra chissà quanti anni, rispetto a chi fa direttamente cose pratiche, che rischiano però di tramutarsi in “colonialismo”. Ma credo che un giorno, che spero sia molto vicino, si cerchi di “lasciare” agli africani la loro strada…senza doverli sempre accompagnare e “imboccare”. Ma, come sempre, gli interessi sono troppi sia da una parte che dall’altra! Foto 1: Io, Andrea e Laura con la veduta del Lago di Kariba; Foto 2: nella sala da pranzo dell'Asilo di Kariba mentre i bimbi mangiano; Foto 3: una bellissima ieana; Foto 4: un Kudu, una delle più belle specie della famiglia delle antilopi.