martedì 17 maggio 2016

Safari Zimbabwe

Incredibile ma vero, torno a scrivere sul blog dopo tantissimo tempo. E l'entusiasmo è alle stelle. Il richiamo della foresta forse,  o semplicemente la mia natura, mi ha portato a scrivere altre pagine di avventura in Zimbabwe. Ho accettato alcune proposte quest'autunno e tra un po' si ripartirà alla volta dell'Africa.

Beh che dire…troverete tutto su:
www.safarizimbabwe.it


martedì 1 maggio 2012

É NATA LAURA


Carissimi…con un ritardo immenso aggiorno il blog. Molti di voi sanno cosa è accaduto altri meno…e quindi eccomi qui a scrivere due righe. Il 28 aprile…Manu aveva ancora il suo bel pancione e tutto procedeva bene. Piscina e lunghe camminate erano all’ordine del giorno….ma il 29 mattina le acque si sono rotte e così, senza una grande perdita, siamo andati in ospedale per accertamenti. Le acque erano rotte da 48 ore…e così la decisione di indurre il parto. L’attesa però prende più tempo di quello che si pensava e così il 30 pomeriggio siamo ancora sul letto dell’ospedale a giocare a carte. Nel frattempo iniziano le contrazioni. Durante il 30 aprile, alcuni amici di Rimini, conosciuti in Zimbabwe, vengono a trovarci (noi e Carlo) ed è stato un momento bellissimo e tanto simpatico. Così, verso le 20 di sera la ginecologa, prima di staccare il turno, decide di fare un ultimo controllo a Manu e…dilatazione di 5 cm…così via al piano di sotto non manca molto. Con molta gentilezza e cortesia da parte di tutto lo staff dell’ospedale, ci fanno accomodare in sala parto e manu cerca la soluzione più comoda per attendere le contrazioni. Così le ore passano e appena passata la mezzanotte si sistema sul letto per il parto e le contrazioni si fanno sempre più intense, così l’ostetrica prepara tutti gli accessori del caso e via iniziano le spinte. L’emozione sale, ma da parte mia esser li che guardi ti senti un po’ inutile. Manu è stremata, perché nei giorni in ospedale non ha mangiato molto e quindi le forze non sono al massimo. Tra una contrazione e l’altra vorrebbe dormire hi hi…però, verso l’1 e un quarto la dilatazione è completa e le spinte sempre maggiori…finch’è alle 1 e 40 ecco la testa e pochi secondi dopo tutto il corpo con il primo pianto immediato seguito da un sacco di starnuti. Così l’ostetrica, la prende in braccio (quasi al volo), e tutti curiosi ed eccitati a guardare tra le gambine il sesso del baby…e così una bella femminuccia: Laura. Tempo di tagliare il cordone e darle una pulita, e l’appoggiano sul corpo di Manu che sta bene. Io non sono riuscito a dire una parola…e ciò messo un po’ prima di dirne una, accertandomi che Manu e Laura stiano bene. Ore 1.42 Laura è venuta al mondo…il miracolo della vita, troppo bello. E poi è andato tutto bene, stanno entrambe perfettamente alla grande cosa chiedere di più??? E alla fine stiamo li in sala parto fino le 5 del mattino, solo noi tre…bellissimo. Finch’è poi le danno una lavata, la pesano e misurano: 3,150 kg per 50 cm di altezza. Poi in camera per riposare un po’….ora inizia un’altra avventura molto più complicata di quelle fatte fin’ora ma sicuramente entusiasmante e piena si sorprese. Foto 1: Laura appena nata è arrivata in camera dell'ospedale nel suo lettino; Foto 2: nel viaggio dall'ospedale a casa; Foto 3: Stiamo crescendo!!!

domenica 15 aprile 2012

Stati d'animo

Ok, abbiamo capito che il post precedente non è stato molto apprezzato hi hi. Ma va bene così, la mia era solo un’idea. Noi stiamo bene, non ci manca nulla anzi, abbiamo ricevuto anche troppo. Molto affetto e molte cose, tante cose. Bellissimo. Ci siete mancati tutti, dal primo all’ultimo e non finiremo mai di dirlo. È stato bello rivedervi e trascorrere alcune ore insieme dopo così tanto tempo. Molti di voi sono cambiati, molti meno. Ma comunque bellissimo e vi ringraziamo per averci trasmesso ancora una volta fantastiche emozioni e sentimenti che, stiamo notando, stanno svanendo nelle nuove generazioni un po’ troppo in fretta. Non ce l’abbiamo con nessuno, ognuno di noi ha una strada condivisibile o meno, e la rispettiamo sia la strada sia come ognuno di noi decide di percorrerla. Ma ora per noi, la nostra strada, è diventata “strana”…è tornata una strada che conoscevamo a occhi bendati ma che in un certo senso non riconosciamo più. Come ad essere in un labirinto “casalingo”. Bellissimo sia chiaro, ma labirinto. Dopo quasi due anni dove per tetto avevamo un cielo, e l’avventura costante che soffiava come vento in poppa…dove nulla era certo e le sorprese all’ordine del giorno…i rapporti umani con la gente e il sapore di libertà che ti svegliava al mattino…beh capite che è difficile essere qui. Non vogliamo dire che la nostra strada è più o meno di altre, anche perché i veri “eroi” sono in mezzo a noi, chi sta con i disabili per esempio. Certo facciamo “rumore” perché è qualcosa fuori dal solito…di grandioso: andarsene in giro per il mondo. Ma noi semplicemente viviamo, viviamo di quello che vogliamo fare ne più ne meno di altri. C’è chi per vivere canta, chi suona, chi guarda tv, chi legge, chi…siamo fatti tutti diversi, ma cerchiamo di vivere. A molti non gliene frega niente andarsene in giro e quindi qualsiasi sia il vostro modo di vivere fatelo. Non siate vegetali e date un senso anche alla cosa più semplice. Da quando siamo qui sembra di stare in un mondo in bianco e nero senza colori (per la maggiore), ma sta ad ognuno di noi colorarlo. Chi mi conosce sa che sono un tipo pratico, e questo post non è assolutamente da me, ma (stranamente) mi sono messo a riflettere e capire questo mio stato d’animo. Abbiamo tutto qui, non ci manca nulla, tranne il cielo il vento e il sapore particolare di questi due anni che ci ha svegliato al mattino. A giorni dovrebbe nascere il nostro baby…..quindi già una piccola avventura è in atto. E ne siamo felici.

venerdì 6 aprile 2012

Domande - commenti - curiosità

Beh, visto che lo avete chiesto in tanti e che questo non fa altro che farci piacere, cercheremo di continuare con il blog. Anche se non sarà semplice, visto che in Italia ci viviamo tutti e più o meno sappiamo com'è. Beh di certo per noi, specialmente per Alessio, non è stato di certo semplice il rientro...e ancor oggi, dopo qualche bella settimana, non posso nascondere di essere ancora un pò spaesato. Tutto corre, tutto deve andare avanti in un certo modo, dentro a schemi che chissà chi a creato e che ci creiamo. Tutto frenetico, tutto pazzo, tutto completamente opposto, estremo...ma dall'altra. Ma veniamo a questo post, stavo pensando a far partecipare voi, che avete letto questo blog, che avreste voluto lasciare commenti ma non ci siete riusciti, ma sopratutto se avete delle domande o delle curiosità in generale, così nei prossimi post metterò la domanda (anonima) e la nostra risposta, o il vostro commento. Naturalmente il tutto vale sia sugli USA che sullo Zimbabwe. Il contatto e-mail lo avete o lo trovate qui a fianco, sulla destra della schermata. Aspettiamo le vostre mail,ma non chiedeteci cosa faremo in futuro perchè ancora non lo sappiamo!!!

lunedì 19 marzo 2012

Mission completed






Purtroppo in queste ultime settimane sono stato così preso da mille mail e cose da fare, che non sono riuscito a scrivere niente. Poi l’elettricità, che a Chinhoy c’è solo dalle 10 la sera fino alle 5 del mattino, rende le cose molto più complicate quindi quando accendi il computer hai da fare tutto in un determinato lasso di tempo. Vabbè dai se i problemi sono tutti qui siamo a cavallo…e infatti tirando le conclusioni di queste ultime 5 settimane posso, finalmente, essere felice e soddisfatto. Gli obbiettivi sono stati portati a termine e ora, visto che in Zimbabwe non c’è nessuno di “noialtri”, il tutto procederà bene e senza grossi intoppi. Ne sono sicuro. La cooperazione tra i progetti e renderli del tutto indipendenti per quanto riguarda la logistica e i rifornimenti, è andata alla grande. Sicuramente non semplice gestire le necessità di ognuno che, suore o no, diventano “avvoltoi” in agguato appena giri l’occhio per potersi accaparrare il più possibile fregandosene degli altri. Ma insomma, problemi di normale routine, ma credo anche sia arrivato il momento che sia gli zimbabwiani sia i responsabili dei progetti in loco, si tirino su le maniche e provvedano da soli alle cose, perché il “babbo Natale” di turno non va più bene. Quindi un Grazie di cuore a Stuart, che detiene il deposito dei container, e che gestirà il “magazzino”, senza di lui tutto questo non sarebbe stato possibile. Un grazie a Manu, che ha gestito queste 5 settimane e mezzo con serenità e con aiuto dalla distanza, un Grazie a Grace (la nipote ugandese di Carlo), che mi ha trattato come un fratello a casa, un Grazie ad Andrea, Vincenzo e Massimo che sono stati sempre di compagnia…e un grazie alle Sola Sisters perché di suore così ce ne vorrebbero tantissime (è ora di finirla con questo clericalismo). Un grazie infine a Laura che, è stata una compagna di viaggio per due settimane, su e giù per il paese. Tra i vari progetti, che ho visitato, spiccano oltre a quelli già nominati durante l’anno, la Brielle Library, dove vengono stampati migliaia di libri per cechi (sono diverse migliaia in zimbabwe dovuti all’AIDS) per le scuole elementari e medie. Il centro delle suore di Madre Teresa di Calcutta ad Mbare dove raccolgono malati terminali o emarginati e cercano di dar loro una dignità o di inserimento o di una morte dignitosa. Purtroppo i malati terminali sono molti che vengono abbandonati dagli ospedali o dalle famiglie e il centro strabocca di persone (per lo più uomini), appunto in fase terminale. Il Ruvarashe Trust, il centro di Caterina, dove molti disabili trovano un posto per poter rendersi utili e vivere una vita “normale”. Le Sola, che provano a formare ragazze del luogo per poi procedere per conto loro e renderle indipendenti. E alcuni orfanotrofi…gestiti decisamente meglio del San Marcellino. Certo è che tutti i progetti tendono più a uno sviluppo delle donna perché, come dice sempre Carlo, salvi una donna salvi un’intera famiglia. L’uomo, purtroppo, è stata forse la più grande delusione di quest’anno, in Africa. Tutti questi sono progetti o programmi che aiutano tantissimo la popolazione visti i grandi numeri di gente che ne beneficia. Difficile dire se è giusto o sbagliato…e a volte chi investe in formazione e istruzione, avrà sicuramente dei frutti tra chissà quanti anni, rispetto a chi fa direttamente cose pratiche, che rischiano però di tramutarsi in “colonialismo”. Ma credo che un giorno, che spero sia molto vicino, si cerchi di “lasciare” agli africani la loro strada…senza doverli sempre accompagnare e “imboccare”. Ma, come sempre, gli interessi sono troppi sia da una parte che dall’altra! Foto 1: Io, Andrea e Laura con la veduta del Lago di Kariba; Foto 2: nella sala da pranzo dell'Asilo di Kariba mentre i bimbi mangiano; Foto 3: una bellissima ieana; Foto 4: un Kudu, una delle più belle specie della famiglia delle antilopi.

venerdì 24 febbraio 2012

Lavori in corso

E chi lo avrebbe mai detto che avrei aggiornato ancora il blog da questo posto così presto. Eppure è così, tutto può succedere e accadere quanto meno te lo aspetti. E ricordo sempre Carlo quando dice che nessuno è indispensabile e bisogna rendersi indipendenti da tutti perché tutto può accadere. Per fortuna Carlo è uscito dal coma farmacologico e sembra aver preso la retta via per venirne fuori da questa situazione. Ma chissà come e soprattutto chissà quando. Ma quello che a noi interessa è che sopravviva in una buona condizione. Il lavoro qui devo ammettere essere una figata, seppur con un sacco di problemi e correre dietro a tutti che per anni sono stati abituati a trovarla “cotta”, cioè che Carlo portava e faceva tutto a tutti, ora che si devono “smuovere” alcuni sono un po’ pigri, ma capibile. Credo che si sta lavorando bene per rendere le cose più semplici visto che il futuro sarà un pò diverso. Quindi, tra viaggi avanti e indietro ai vari progetti, portare medicinali e cibo tra orfanotrofio, centro malati AIDS e ospedale….ho il mio bel da fare. Tutto in tranquillità e buona collaborazione. Nel mezzo poi si sentono i cosiddetti progetti satellite (cioè che noi collaboriamo indirettamente) e forse prendono più tempo che altro visto che sono parecchi, ma è solo una bella soddisfazione e, anche qui, buona collaborazione. Nulla di che quindi, senti quello che procura l’olio e il diesel, il riso e la farina, organizzare qualche viaggio e rifornimento….fare inventario dei container medicinali e valutare progetti e tenere i contatti con l’Italia. Tra queste cose ho a che fare molto meno con la gente locale in modo diretto e per lungo tempo, ma una cosa mi ha molto deluso. Dopo tanti anni che dr. Carlo aiuta e porta il cibo e le medicine a svariate migliaia di persone, speravo di trovare un po’ di rispetto nei suoi confronti invece si, sono molto preoccupati, ma poi chiedono solo: e ora chi ci da i soldi e il cibo?? E chi ci paga questo e quello??? Io capisco la preoccupazione, ma anche questa gente deve capire che è arrivato il momento di tirarsi su le maniche….infatti non tutti hanno situazioni catastrofiche, e quelli che le hanno, sono in realtà chi è veramente preoccupato per Carlo. Non voglio giudicare, ma sto capendo anche che questo modo di fare solidarietà non è del tutto giusto. E per questo non condivido molte cose. Alla fine è sempre e solo questione di interessi di ricevere da parte africana e di immagine o, più raramente, economica da parte occidentale. Rare sono le persone che lo fanno per amore. Ma non possiamo sempre dare e dare e mandare…e fare. Ma questo è un capitolo troppo grande. Ma una cosa a riguardo voglio dire: durante quest’anno ho visto arrivare parecchi container dall’Italia, preparati dalle varie associazioni, con medicinali, cibo, vestiti, attrezzature qui introvabili…e altre cose utili. Sempre ben fatti e preparati. Ma la gente che dona alle associazioni le cose da mandare qui DEVE rendersi conto che la deve finire di dire: beh son poverini, quindi mandiamogli giù qualsiasi cosa come cose rotte, strausate, a volte immondizia, o sopratutto cose qui in Africa inutili…NON è giusto. Non è giusto perché questa NON è la discarica del mondo. Per fortuna chi smista queste cose (almeno per quanto riguarda i nostri gruppi) controlla cosa per cosa ed evita questo problema. Ma non siamo i soli a mandare container, e si vede che altri gruppi non dedicano così tanto tempo al controllo. È una vergogna dover magari ricevere dei pacchi da distribuire alla gente che finiscono poi diretti all’inceneritore. E di cose ne abbiamo bruciate tante quest’anno. In ultima voglio raccontare un fatto sempre legato alla polizia. Diciamo che da Natale hanno duplicato i controlli e i blocchi per strada, e ora forse triplicati. Ormai ne trovi uno ogni 10-15 km. Secondo me la cosa è buona visto come guidano i conducenti dei MiniBus, spesso ubriachi e con veicoli non all’altezza, ma una volta stavo guidando un’auto “normale” (intendo non la mio pick-up ambulanza), senza croce rossa. E mi ferma la polizia dicendomi che non mi ero fermato a uno stop, e devo pagare 10 dollari di multa. Se la cosa fosse stata vera, non mi sarei arrabbiato, così le chiedo di farmi la ricevuta. E la multa così diventa 20 dollari (i 10 dollari se li sarebbe intascati, mentre così gli toccava farmi il prezzo pieno, normale la cosa). La poliziotta (strano le donne sono più umane degli uomini ma quando indossi una divisa ti credi sopra ogni cosa) così si mette a ridere, e io le chiedo se mi da la multa perché sono un bianco visto che poi è ingusta. Lei mi guarda, ride e parla in Shona con il collega e si mettono a ridere insieme. Pago la multa e, quando li saluto in Shona, ci rimangono male. Non ho capito cosa stessero dicendo ma il senso e alcune parole non mi fanno scemo. Purtroppo è così che gira. Spesso ti senti chiamato bianco….ma non ci fai caso, è un modo come un altro. Ma quando usano il potere, provano a prendere una mazzetta, e ti mancano di rispetto, allora si che ci resti male. Ma anche in questo caso, tutto mondo è paese. Foto 1: un bellissimo e coloratissimo uccellino di queste zone; Foto 2: io mentre do da mangiare a un rinoceronte. Purtroppo sono tenuti in un parco con progetto di salvaguardia perchè i bracconieri li stanno decimando; Foto 3: la nostra auto con i conteiner dei medicinali e della marmellata al deposito; Foto 4: io all'interno di un container medicinali, mentre eseguo il controllo e inventario; Foto 5: Maik mentre sistema i medicinali appena consegnati in ospedale, nell'apposito magazzino; Foto 6: Anna, la responsabile della farmacia del Lusia Guidotti Hospital, all'interno della farmacia principale; Foto 7: foto panoramica dello Zimbabwe, che in questa stagione si presenta verdissimo con colori meravigliosi dopo le grandi piogge.

giovedì 9 febbraio 2012

Emergenza, si riparte






La situazione è critica…non dovevo partire, invece alla fine, mentre salutavo Manu convinto di restare in Zimbabwe vista la situazione non proprio chiara di Carlo, mentre stavo desfando le valige…dopo l’intervento di una suora, il via di Carlo. Alessio vai, non ti preoccupare non sarà niente. E così di corsa la strada per l’aeroporto, e il ritorno in Italia. Il ritorno un po’ frastornato, sbalzati da una parte all’altra del mondo in 14 ore…completamente diverso. Con il pensiero della salute di Carlo per tutto il viaggio, sperando non sia niente di grave. Eppure, all’arrivo a Verona, la telefonata che ti da la notizia che non speravi, infarto. Ok, ormai siamo qui e laggiù ci sono un sacco di persone ben preparate a gestire la situazione, Carlo è in buone mani. Così è stato a livello gestionale da parte di suore, Massimo e Co, un po’ meno nella parte medica dove purtroppo qui fa letteralmente schifo, o quasi, anche se sei nel miglior ospedale privato del paese. Il nostro rientro, frastornato, è coronato dalla riunione che abbiamo voluto con i vertici dell’associazione che ci ha mandati in Zimbabwe e sosteneva le nostre spese. Infatti la sera stessa dopo qualche ora di aggiornamento progetti, diamo le nostre dimissioni dall’associazione. Semplicemente per incompatibilità di ideali e modi di lavorare. Li ringrazieremo sempre per quello che per noi hanno fatto e non ci hanno mai fatto mancare nulla a livello economico durante tutto l’anno. Ma non ci siamo mai sentiti parte di un progetto o un gruppo. Niente di male, ognuno per le proprie strade in serenità. Il ritorno a casa è strano, strana l’elettricità sempre presente, e l’acqua dai rubinetti. Quello che più ci colpisce però è la frenesia che già respiri appena scendi dall’aereo. Ma è possibile che in Italia sia tutto così stretto? Così di corsa? Così…frenetico? Così legato al tempo, all’orologio, sempre col fiato sul collo, pensando e parlando sempre al futuro? Rischiando di vivere male il presente? Prime considerazioni dopo un lungo viaggio…e così la felicità immensa di riabbracciare amici, genitori, fratelli e nonni. Frastornati passiamo i primi giorni tranquilli, solo col pensiero a Carlo che non migliora. Tra contatti e i vari gruppi di appoggio di Carlo che ci chiamano per organizzare un ritorno immediato in Zimbabwe. E così dopo la bellissima ecografia di Manuela, dove rivela che tutto è ok e sia Manu che il Baby stanno bene, la decisione è presa e al primo aereo libero Alessio torna in Zimbabwe, dopo alcune peripezie non da poco conto tra le associazioni. Gli interessi in ballo sono troppi. La cosa che mi rattrista di più è naturalmente lasciare a casa Manu e il Baby…e affrontare questa non facile mini avventura da solo, senza di lei. Dopo un anno e mezzo abbondante 24 ore su 24 sempre insieme, è la prima volta che ci “separiamo”, non sarà facile. Ma affrontiamo la cosa serenamente e senza alcun problema, la priorità ora è Carlo, e come già detto per lui ne vale la pena. Così quando io arrivo in Zimbabwe, lui parte con l’aereoambulanza per Trento e non riesco a incontrarlo. La situazione è critica, ma li sarà in ottime e sicure mani. Almeno il centro sarà attrezzato. Tornare in Zimbabwe così presto mi fa chiedere se non mi fossi svegliato da un sogno, sinceramente non mi sembra neanche di esser stato in Italia. Mi sento più a mio agio qui, ma appena vengo in contatto con i progetti ci rifletto su. Il mio lavoro consisterà nel sostituire Carlo fino a metà marzo per le questioni logistiche dei progetti quindi cibo, medicine, trasporti, e varie cose che si manifesteranno durante questo periodo. Il lavoro mi piace, e i presupposti per fare bene ci sono. Lo Zimbabwe è verdissimo e i panorami e colori sono una favola, cosa chiedere di più? E in men che non si dica eccomi qui di nuovo…sperando di scrivere un’altra bellissima pagina della nostra avventura, anche perché se ben distanti fisicamente sarà un’altra avventura insieme…solo un po’ diversa dal solito. Foto 1: un ruscello con la strada, dopo qualche ora di pioggia si è trasformato in un vero e proprio fiume sommergendo tutto; Foto 2: un fiumiciattolo straripa e l'acqua si incanala tra gli alberi, e fuoriesce dal letto del fiumiciattolo. Per foruna le capanne sono qualche metro più in alto; Foto 3: la piattaforma finita all'ospedale, l'ultimo lavoro esegiuito con i ragazzi, ora si può stendere le coperte, le lenzuola e il resto in un posto più pulito, prima si stendeva sull'erba dove batteri e mosche inzuppavano di nuovo i tessuti; Foto 4: una delle consegne a Kariba, il mo Pick up stra carico in compagnia delle suore e Vincenzo; Foto 5: la ferrovia dello Zimbabwe, purtroppo spesso fuori uso; Foto 6: Thongai con un Pafada un bel esemplare, morto, di vipera trovato in ospedale. Ucciso con una badilata.