Viste le varie versioni speriamo si scrive così....comunque si, e anche il Natale è arrivato. Dobbiamo ammettere che siamo fortunati, l’anno scorso Alaska, quest’anno Zimbabwe. Di certo non possiamo mica lamentarci. E infatti stiamo benissimo e siamo felicissimi di vivere questa nuova esperienza. Di certo Natale non sembra, abituati alla neve e al freddo anche del nostro trentino, qui con i 30 o più gradi stabili sembra più ferragosto. A parte che tutti ci chiedono soldi o specialmente regali per Natale, l’unica aria Natalizia che tira qui in Ospedale è che tutti sono in ferie, o quasi e l’ospedale è parecchio vuoto. Niente canti, niente feste, niente di niente. E neanche tra i villaggi. Ora, quello che poi è il rito qui, tutti si preparano andando a passare il giorno di Natale come da noi, in famiglia e riunendosi tutti insieme. Mangiando la Sadza e i più fortunati il riso. Per carità, i cattolici non sono molti, ma contando i cristiani si arriva a un buon numero. Diversa la situazione in capitale, dove la città (e fa un certo effetto con ste temperature) è invasa da luci e colori. Babbi Natale giganti e un sacco di pupazzi colorati. Infine molti megafoni all’esterno dei negozi decorati (chi fa le decorazioni e tutto sono privati, bianchi che detengono gran parte dei negozi) suonano e cantano canzoni natalizie. Per finire poi in molti concerti, spesso di bambini o di scuole, di canzoni natalizie, a cui abbiamo partecipato in un’occasione, in una nostra visita a un orfanotrofio. Ma vogliamo raccontare un fatto. Questo ci fa sempre riflettere e ci manda molte volte in tilt perché si scontra con l’esperienza nostra quotidiana. Ogni tanto io (Alessio) vado con la mia auto tra i villaggi su tra le montagne o dentro verso posti rurali, più rurali dell’ospedale, per portare qualche aiuto o dare qualche trasporto soprattutto ai pazienti (la mia auto è nata come ambulanza) con più difficoltà motorie. Sono quelle rare occasioni che si ha a che fare con i veri poveri, i veri bisognosi, che però stanno la, in posti dimenticati dove neanche la strada arriva. Raramente chiedono qualcosa, vengono in ospedale (a centinaia sia chiaro) tutti i giorni, fanno la visita, prendono le medicine e via senza neanche che te ne accorgi. Beh, un pomeriggio accompagno questo paziente a casa e vado da una famiglia a consegnare un sacco di riso. Li si fa qualche piccolo rituale di benvenuto, ma nulla di che. Così chiedo come sta la famiglia, e solite cose. Parlando poi della pioggia il capofamiglia (hanno 5 figli) mi fa: speriamo che la pioggia arrivi presto così possiamo preparare il regalo di Natale per i nostri figli. Io, ingenuamente, chiesi quale era questo regalo e lui mi disse: un sacchettino di pomodori ciascuno, ma dubito ci riusciremo per Natale…aspetteranno. Foto 1: nella notte tra il 24 e 25 abbiamo consegnato a ogni paziente un sacchettino contenente una T-shirt, carne in scatola, 600 gr. di riso, 1 kg di fagioli, 10 confezioni di marmellatine e caramelle. E qui vedete la nostra cariola piena di ottime cose. Potete immaginare la felicità dei pazienti. Foto 2: mentre Alessio e Davide consegnano il pacchettino nel reparto donne. Foto 3: il nostro modo per auguruarvi un Felice Natale!!!
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