A volte ci si accorge quanto la vita può essere bella e a volte, allo stesso tempo e a poca distanza, dura. L'ultima settimana dei miei genitori qui è più scorrevole perchè, dopo essersi ambientati, si sentono già più a "casa". Con papà facciamo alcuni lavoretti sia con i ragazzi che non...e prepariamo la settimana che viene, vista l'importante visita di una delegazione provinciale trentina e un corso di neurochirurgia. Mamma invece sta spesso in ospedale con i pazienti a far compagnia alle persone e ai pazienti. Così il 7 luglio, giorno del nostro anniversario, l'infermiera correndo chiama Manu e Simonetta: sta per esserci un parto!!! E questo è il commento di Manu: Oggi, giorno del nostro anniversario ho ricevuto un bellissimo regalo. Dal reparto di maternità ci hanno chiamate per assistere ad un parto. La ragazza aveva 20/21 anni e questo era il suo primo bimbo. Premesso che appena entrata in sala parto, (non l'avevo ancora vista) sono rimasta un pò impietrita... soffitto rotto, un po sporchina, nessuna vasca per pulire il bimbo, nessuna luce forte, nessuna stufetta per riscaldare l'ambiente ma soprattutto... un semplice lettino.. non uno da parto, uno normalissimo. La ragazza era sdraiata che si contorceva dal male ma non diceva nulla. Non si è sentito un fiato per tutto il tempo.. quando il parto è iniziato l'inserviente mi ha chiamata.. si vedevano i capelli della testa del piccolo.. wow. Che strana sensazione. C'era anche Simonetta con me ma lei è stata il più del tempo a tenere la mano alla ragazza e farle coraggio durante il parto. Era ormai stanchissima a forza di spingere che avevano preparato gli "ordegni" per intervenire.. ma una spinta un po più forte et voilà, la testa del piccolo era fuori e un'altra spinta e si è sentito un pianto. Un evento eccezionale. Ci siamo commosse. Una nuova vita è venuta al mondo sotto i nostri occhi.. davvero una delle cose più belle che abbia mai assistito... era così piccolo e così bello.. impressionante vedere la testa e l'ostetrica che infila la mano nella vagina della ragazza senza tanti complimenti per aiutare a far uscire questo "ragnetto". Un vero e proprio miracolo. Impossibile rimanere indifferenti davanti a questa meraviglia. La commozione ha preso il sopravvento e tutti nella sala avevano un volto pieno di felicità, specialmente quello della nuova mamma che ha visto il suo bimbo. Poi è arrivata la parte più bruttina, con tanta delicatezza hanno rimosso la placenta e la pancia come per magia si è sgonfiata... poi l'hanno pulita e in giro di pochi minuti l'hanno fatta vestire e portata in camera con il suo bimbo di 3 kg nonostante stesse ancora tremando per lo sforzo...che forza queste donne!!! Per me ce ne saranno molti altri in futuro…infatti mi han già chiamata altre volte J! E tutte le volte è speciale!!!
Avevamo una mascotte in pediatria....una mascotte perchè era un miracolo che fosse ancora vivo. Tra febbraio e marzo, una famiglia molto povera che abita nel bush (cioè nell'interno delle montagne) e non parla inglese, ha il suo primo bimbo. Peccato che tramite complicazioni la mamma non ce la fa e muore dando alla luce un bimbo che con molta difficoltà e in gran sottopeso e denutrizione riesce a sopravvivere. (fino qui la storia mi è stata raccontata) Così il padre lascia tutto per poter star dietro a questo bimbo costretto a cure in ospedale. Non ha soldi per pagare nulla, così nel frattempo che le infermiere si prendono cura del piccolo lui si rimbocca le maniche e fa le pulizie nel reparto, aiuta con i pasti, si da da fare per ripagare il suo piccolo debito con l'ospedale tutti i giorni. Così i mesi passano, il piccolo con degli occhi enormi e ricchi di vita sta migliorando, le medicine fanno effetto e conquista qualche grammo. La pelle inizia a tornare bella, c'è speranza per questo piccolo sempre avvolto nelle coperte e curato tantissimo dal padre, l'unica cosa che gli è restata. Ma una mattina di metà luglio qualcosa suona strano e un carrello passa con una coperta sopra. Il piccolo non ce l'ha fatta, non abbiamo capito cosa sia successo ma durante il mattino presto se n'è andato. Corriamo in camera, e il papà seduto sul piccolo letto con la copertina in mano, sembra uno zombie. Non possiamo immaginare il dolore di chi ora ha perso proprio tutto, e deve trovare la forza di reagire. Lo abbracciamo. In pediatria c'è un clima di tristezza. Così l'unica cosa che riesco a capire in Shona è: ora cerco di tornare a casa. Scrivo con un pò di nodo in gola perchè insomma, si andava tutti i giorni a trovarlo, per la storia, per tutto e sopratutto per il papà. Qui spesso le persone muoiono, bimbi o adulti, è normale è un ospedale e come succede qui succede ovunque. Ma quante vite vengono salvate??? Tante!!! La vita va avanti. Siamo fortunati. (nelle foto alcune scattate dai miei genitori: Ale con i pazienti della pediatria, Manu con alcuni bimbi delle scuole, il papà con il piccolo!!!)
Avevamo una mascotte in pediatria....una mascotte perchè era un miracolo che fosse ancora vivo. Tra febbraio e marzo, una famiglia molto povera che abita nel bush (cioè nell'interno delle montagne) e non parla inglese, ha il suo primo bimbo. Peccato che tramite complicazioni la mamma non ce la fa e muore dando alla luce un bimbo che con molta difficoltà e in gran sottopeso e denutrizione riesce a sopravvivere. (fino qui la storia mi è stata raccontata) Così il padre lascia tutto per poter star dietro a questo bimbo costretto a cure in ospedale. Non ha soldi per pagare nulla, così nel frattempo che le infermiere si prendono cura del piccolo lui si rimbocca le maniche e fa le pulizie nel reparto, aiuta con i pasti, si da da fare per ripagare il suo piccolo debito con l'ospedale tutti i giorni. Così i mesi passano, il piccolo con degli occhi enormi e ricchi di vita sta migliorando, le medicine fanno effetto e conquista qualche grammo. La pelle inizia a tornare bella, c'è speranza per questo piccolo sempre avvolto nelle coperte e curato tantissimo dal padre, l'unica cosa che gli è restata. Ma una mattina di metà luglio qualcosa suona strano e un carrello passa con una coperta sopra. Il piccolo non ce l'ha fatta, non abbiamo capito cosa sia successo ma durante il mattino presto se n'è andato. Corriamo in camera, e il papà seduto sul piccolo letto con la copertina in mano, sembra uno zombie. Non possiamo immaginare il dolore di chi ora ha perso proprio tutto, e deve trovare la forza di reagire. Lo abbracciamo. In pediatria c'è un clima di tristezza. Così l'unica cosa che riesco a capire in Shona è: ora cerco di tornare a casa. Scrivo con un pò di nodo in gola perchè insomma, si andava tutti i giorni a trovarlo, per la storia, per tutto e sopratutto per il papà. Qui spesso le persone muoiono, bimbi o adulti, è normale è un ospedale e come succede qui succede ovunque. Ma quante vite vengono salvate??? Tante!!! La vita va avanti. Siamo fortunati. (nelle foto alcune scattate dai miei genitori: Ale con i pazienti della pediatria, Manu con alcuni bimbi delle scuole, il papà con il piccolo!!!)
ciao, stiamo leggendo il vostro blog anche se la Simonetta e il Walter ce l'hanno raccontata.. abbiamo visto tante foto che ci sono piaciute ma soprattutto ci ha commosso quel bambino della foto e la sua storia.. Spero che voi stiate bene.. Un abbraccio.. Chiara e Luca :)
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