martedì 31 gennaio 2012

Conclusioni







Ebbene si, il tempo vola e siamo arrivati alla fine di questo grande capitolo. Anche se chiamarla fine non ci sembra la parola giusta, ma concludiamo un’esperienza di un anno molto interessante. Analizzando un po’ il percorso, il tutto parte dal Villaggio S. Marcellino dove eravamo destinati…. però con molto rammarico siamo dovuti andare via perché i due gestori non ci volevano (chissà cosa avevano da nascondere visti gli atteggiamenti). Peccato, ci piaceva un sacco stare con i bimbi e, soprattutto, quel posto aveva bisogno di aiuto, e lavori ce n’erano da fare un sacco. Partiti col piede sbagliato e tutto in salita, grazie a Carlo, Massimo e Marilena siamo impegnati al Guidotti, ospedale missionario in una zona rurale e remota nell’est del paese, a 175 km dalla città in una zona montana popolatissima. Decisamente meglio, almeno possiamo lavorare. E così iniziamo con la contabilità Manuela e le manutenzioni Alessio. Affiancati naturalmente dal personale locale. Tutto procede bene, l’entusiasmo riprende e siamo felicissimi…fino a ottobre quando il patatrac. Problemi amministrativi, troppi furbetti, i controlli da parte del governo…e insomma a catena iniziano un sacco di rogne che vedono precipitare l’ospedale sempre più in giù. A noi, specialmente ad Alessio, è spesso negato il lavoro, o farlo con meno rumore possibile. Perché mette i bastoni tra le ruote agli approfittatori. Da qualche mese aspettiamo il nostro piccolo/a e ne siamo felici visto che abbiamo deciso di passare qui i prossimi 4-5 anni…..ma purtroppo le cose cambiano. La situazione diventa calda….fino a insopportabile. Lavorare in queste condizioni è impossibile….ma decidiamo di finire il nostro percorso con molta fiducia. Nell’ultimo mese, siamo riusciti a finire più o meno tutte le nostre aspettative lavorative, e questo ci rende felici. Purtroppo le sconfitte sono maggiori delle vittorie. Ma siamo contenti perché ci abbiamo provato.



Non abbiamo mai visto così tanta invidia, cattiveria, gelosia, interessi…come quest’anno. Sia da parte delle associazioni in Italia, sia da parte di quelle in loco, sia da parte dei missionari che nelle guerre tra poveri degli africani. È un mondo che non ci appartiene, abbiamo provato a fare del nostro meglio ma ci siamo sempre trovati impotenti davanti a un sistema che non condividiamo. E alla fine, chi realmente ne ha bisogno, ne giova solo una piccola parte. E in Italia c’è un idea sbagliata di quaggiù, e si vuole vedere (o si vuol far vedere) solo una certa parte, insomma un’immagine diversa dalla realtà. Capibile alla fine del raccoglier fondi che vanno per queste persone, ma dura per noi da accettare visto che non rispecchia la totalità della cosa. Per fortuna non è stato tutto negativo, e persone in gamba ne abbiamo trovate moltissime. Certo è che restano sempre dietro le quinte e spesso anche loro hanno le mani legate. Per quanto riguarda gli africani non è stato semplice. La diversità di cultura e di modi di vivere ci hanno messo sempre in forti dubbi. Ma loro li capiamo, e li difendiamo. Stiamo dalla loro parte. Chi siamo noi per poter venire qui a dettare legge con i nostri metodi ben lontani dai loro??? E chi ci dice che i nostri (occidentali) siano giusti??? Per gli africani è meglio 1 dollaro oggi che 10 domani, e spesso piangono e pretendono, ma senza fare niente (o quasi) per migliorare la situazione. Ma chi siamo noi per giudicare??? Non siamo di sicuro perfetti, viste le rogne che ci sono in occidente. Questo a noi ha fatto riflettere molto. Anche se ai nostri occhi molte cose erano e sono inconcepibili, non possiamo giudicarle. Visto che poi, e questo ne è un esempio, le problematiche più grosse che abbiamo avuto quest’anno sono arrivate da persone occidentali. Tutto mondo è paese nel vero senso della parola. Sicuramente quest’anno è stato tutto in grande CONTRASTO e quindi ci ha creato una confusione enorme. Impossibile tirare conclusioni anche dopo 50 anni immaginiamo dopo appena un anno. E chi non è mai stato qui (o solo per qualche giorno), non può capire. Ma Grazie Zimbabwiani perché nonostante tutte le rabbie che ci avete fatto venire ci avete insegnato e condiviso un sacco di cose…e anche per voi (specialmente e soprattutto per le DONNE) ne è valsa la pena.



Ci mancheranno un sacco di cose, una su tutte la calma e la tranquillità che si vive qui. Forse troppa?? Mah alla fine ci siamo abituati, e si vive meglio. Ci mancherà la nostra casa che era molto confortevole e pratica, il farsi la doccia col secchio con soli 5 Litri di acqua e andarla a prendere tutti i giorni al pozzo. Il farla bollire per berla e la natura incontaminata che trovavamo appena aprivi la porta di casa. Gli animali e gli uccelli, i colori e i panorami, i suoni e gli odori. Ci mancherà tantissimo scendere per strada e cercare chiedendo qualsiasi cosa tu abbia bisogno contrattando e conoscendo un sacco di gente…e alla fine la trovi. Per questo chiamavano Alessio Mukorokoza, cioè tramaciom (trafficante che contratta)! Ci mancherà portare aiuti nell’entroterra e su per le montagne in villaggi sperduti dove neanche la strada arriva e si è circondati da babbuini e scimmie. E la gente li che ti accoglie con sorrisi e felicità. Ci mancheranno questi villaggi. E ci mancherà salutare un sacco di gente ogni incontro, fermarsi ogni 3x2 per salutarsi e chiedersi come và. Ci mancherà ogni sera o ogni minuto libero andare in ospedale a trovare i pazienti e stare con loro anche solo per due veloci parole, e questo mancherà tanto. E ci mancheranno le piste sabbiose dove quando piove guidi col rischio di impantanarti ogni due metri. Ci mancherà la nostra auto con cui abbiamo condiviso 25768 km…e ci mancherà passeggiare per lunghi minuti in cerca della rete telefonica completamente instabile. E ci mancherà questo internet lento come una lumaca, ma che ormai ci eravamo abituati. Insomma ci mancherà vivere di essenzialità e di semplicità.



Vogliamo chiudere questo grande capitolo con una storiella che si racconta spesso qui: Un occidentale su una macchina bellissima viaggia in direzione Est da queste parti quando trova uno zimbabwiano sotto un albero che guarda il bellissimo panorama. L’occidentale si ferma e chiede: cosa stai facendo??? E lo zimba: niente mi sto godendo il panorama. E l’occidentale: ma perché non vai a lavorare così guadagni tanti soldi. E lo zimba: e perché dovrei??? E l’occidentale: perché così ti compri una casa più bella, una macchina grande, la tv, non devi lavorare nell’orto, puoi andare in ferie, vestirti alla moda. E lo zimba chiese: e poi??? E poi puoi avere tanto buon cibo, i figli che studiano e diventano dottori o avvocati, avere una carriera, andare fuori la sera con gli amici, e fare un sacco di cose. E lo zimba chiede: e poi??? E l’occidentale: e poi sei felice quando hai tutte queste cose. E lo zimba: ma io sono già felice così.


Foto 1: Panorama nella zona dell'ospedale; Foto 2: casetta con orti e terreni coltivati; Foto 3: il nostro magazzino-deposito dei container dove ci sono alimenti, medicine e tutto il necessario per i progetti; Foto 4: una classica strada rurale; Foto 5: un coppia di elefanti; Foto 6: un bambino ricoverato in pediatria, nella foto con la mamma; Foto 7: Noi Carlo ed Elisa; Foto 8: attraversamento del ponte che porta in ospedale dopo qualche ora di pioggia. Il rigagnolo fino a qualche minuto prima era inesistente, e poi ha strariparto innondando la strada e i campi; Foto 9: Una simpatica giraffa; Foto 10 il nostro Ciao!!!

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