sabato 24 dicembre 2011

Muve ne Christmas jakanaka



Viste le varie versioni speriamo si scrive così....comunque si, e anche il Natale è arrivato. Dobbiamo ammettere che siamo fortunati, l’anno scorso Alaska, quest’anno Zimbabwe. Di certo non possiamo mica lamentarci. E infatti stiamo benissimo e siamo felicissimi di vivere questa nuova esperienza. Di certo Natale non sembra, abituati alla neve e al freddo anche del nostro trentino, qui con i 30 o più gradi stabili sembra più ferragosto. A parte che tutti ci chiedono soldi o specialmente regali per Natale, l’unica aria Natalizia che tira qui in Ospedale è che tutti sono in ferie, o quasi e l’ospedale è parecchio vuoto. Niente canti, niente feste, niente di niente. E neanche tra i villaggi. Ora, quello che poi è il rito qui, tutti si preparano andando a passare il giorno di Natale come da noi, in famiglia e riunendosi tutti insieme. Mangiando la Sadza e i più fortunati il riso. Per carità, i cattolici non sono molti, ma contando i cristiani si arriva a un buon numero. Diversa la situazione in capitale, dove la città (e fa un certo effetto con ste temperature) è invasa da luci e colori. Babbi Natale giganti e un sacco di pupazzi colorati. Infine molti megafoni all’esterno dei negozi decorati (chi fa le decorazioni e tutto sono privati, bianchi che detengono gran parte dei negozi) suonano e cantano canzoni natalizie. Per finire poi in molti concerti, spesso di bambini o di scuole, di canzoni natalizie, a cui abbiamo partecipato in un’occasione, in una nostra visita a un orfanotrofio. Ma vogliamo raccontare un fatto. Questo ci fa sempre riflettere e ci manda molte volte in tilt perché si scontra con l’esperienza nostra quotidiana. Ogni tanto io (Alessio) vado con la mia auto tra i villaggi su tra le montagne o dentro verso posti rurali, più rurali dell’ospedale, per portare qualche aiuto o dare qualche trasporto soprattutto ai pazienti (la mia auto è nata come ambulanza) con più difficoltà motorie. Sono quelle rare occasioni che si ha a che fare con i veri poveri, i veri bisognosi, che però stanno la, in posti dimenticati dove neanche la strada arriva. Raramente chiedono qualcosa, vengono in ospedale (a centinaia sia chiaro) tutti i giorni, fanno la visita, prendono le medicine e via senza neanche che te ne accorgi. Beh, un pomeriggio accompagno questo paziente a casa e vado da una famiglia a consegnare un sacco di riso. Li si fa qualche piccolo rituale di benvenuto, ma nulla di che. Così chiedo come sta la famiglia, e solite cose. Parlando poi della pioggia il capofamiglia (hanno 5 figli) mi fa: speriamo che la pioggia arrivi presto così possiamo preparare il regalo di Natale per i nostri figli. Io, ingenuamente, chiesi quale era questo regalo e lui mi disse: un sacchettino di pomodori ciascuno, ma dubito ci riusciremo per Natale…aspetteranno. Foto 1: nella notte tra il 24 e 25 abbiamo consegnato a ogni paziente un sacchettino contenente una T-shirt, carne in scatola, 600 gr. di riso, 1 kg di fagioli, 10 confezioni di marmellatine e caramelle. E qui vedete la nostra cariola piena di ottime cose. Potete immaginare la felicità dei pazienti. Foto 2: mentre Alessio e Davide consegnano il pacchettino nel reparto donne. Foto 3: il nostro modo per auguruarvi un Felice Natale!!!

mercoledì 21 dicembre 2011

Aggiornamenti 2011




La pancia di Manu cresce e il nostro piccolo/a si muove sempre di più. Stiamo bene, ora che Natale è vicino, molti sono tornati in Italia per le ferie (praticamente tutti), qui è tutto tranquillo, forse troppo. Da quando i medici sono andati via, in ospedale c’è totale anarchia. Ok, il servizio al paziente c’è sempre, ma non è ottimale. Assenteismo o lunghe pause sono all’ordine del giorno. Per fortuna anche i pazienti sono calati molto. Una cosa molto positiva di queste ultime settimane, è che ci siamo chiariti con il dott. Massimo. Era qualche mese, specialmente novembre, che ci si scontrava spesso e c’era qualche problema. È vero che il clima era molto teso e tutti un po’ (tanto) nervosi, ma ci sarebbe dispiaciuto litigare o non chiarirsi. Così, tra un viaggio ad Harare e qualche serata libera, abbiamo avuto modo di confrontarci e scambiare delle idee. Così facendo abbiamo capito del perché di molte cose, e questo ci ha dato una bella botta positiva. Siamo felici di aver chiarito (per fortuna poi in positivo) con lui queste cose. Di certo ci vengono poi in mente le parole di Lia (ass. provinciale alla solidarietà) che aveva perfettamente individuato l’individualità che c’è qui. Effettivamente, rispetto ad altri posti come Tanzania, Kenya, Botswana e Ovest Zimbabwe, in queste zone non c’è una vera e propria vita di comunità e anche gli stessi villaggi sono case sparse e isolate. Al contrario delle altre zone dove sono disposte a cerchio o comunque vicine. Tutti svolgono una vita per conto loro, sicuramente legata alla famiglia o alle famiglie visto che gli scambi di coppie, poligamia, e (causa i tantissimi morti per AIDS) di parentela sono molte. In effetti è molto facile trovare famiglie con 6-8 figli, ma che in realtà alcuni sono figli, altri nipoti di famigliari deceduti. Chi tira avanti tutta sta storia, è la donna. La donna ha un ruolo fondamentale anche se sottomessa. Si, molti uomini lavorano, ma mai come le donne. E quello che l’uomo guadagna difficilmente lo mette a disposizione della donna, ma se lo tiene per se o al massimo per la casa e i figli quando va bene. Chi fa tutto in casa e fuori è la donna, chi si occupa dei figli è la donna, chi porta a casa due lire è soprattutto la donna, chi è maltrattata, a volte picchiata, molte volte tradita, è la donna. Eppure, con una forza da leoni, si tira su e continua a fare la vita quotidiana devota ai figli. L’uomo magari lavora si, ma poi passa ore e ore sotto una pianta all’ombra o purtroppo al bar a ubriacarsi. Pochi sono gli uomini che aiutano nell’orto o con i figli se lavorano fuori casa, ma dai per fortuna ci sono. Una delle cose che più ci fa riflettere e arrabbiare è che quando parli con la gente in generale è per lo più perché hanno uno scopo ben preciso: ricevere. Per carità capiamo benissimo le necessità, ma pochi ti chiedono come stai realmente perché interessati (anche in Italia per quello), e spesso usano parole come I need, I want, Give me! Tradotto è: ho bisogno, io voglio e dammi. E non vanno per il gentile, come se tutto fosse dovuto solo perché siamo europei. Ci soffriamo molto davanti a queste cose entrate ormai nel nostro quotidiano, ma è così. E per le generazioni future la cosa non è rosea. Ormai sono 10 mesi che siamo qui, e tornando con la mente a febbraio, notiamo un netto cambiamento nel paese. Si per carità, corruzione e ingiustizie sono all’ordine del giorno e difficilmente cambieranno (visto che poi è nel Dna di questo popolo, seppur pacifico), ma si vedono più negozi e con gli scaffali pieni di cose, ormai si trova di tutto, qualche lavoro infrastrutturale è stato fatto, e il Paese ha avuto una crescita notevole in meno di un anno. È vero la presenza di bianchi qui è altissima, ma Harare per esempio, è cambiata come dal giorno alla notte. E sembra di essere in una comune capitale europea. Peccato che però questa gente (i bianchi) non hanno capito che questo è un paese africano e fanno ancora i “padroni”. Di conseguenza, sono pochi gli africani con spirito di iniziativa o che provano a dare una scossa a questa cosa,e purtroppo la pigrizia e la malavoglia, o chissà che, li rende ancora “sottomessi”. Ora alcune catene multinazionali stanno aprendo punti vendita nelle città più importanti, e questo creerà grossi problemi ai piccoli mercanti locali. I prezzi stanno continuando a oscillare e salire….la nostra paura è che questa salita vertiginosa (sia di prezzi che di benestare nel paese) possa creare un grosso distacco tra i poveri (veri poveri), chi comunque vive (una grossa percentuale) e i ricchi, rimandando il Paese (e quindi i più poveri) nel baratro di alcuni anni fa. Foto 1: biglietto lasciato da una donna affamata, di certo non pretendiamo che tutte siano così, ma almeno un pò di educazione e rispetto si; Foto 2 e Foto 3: capanne e villaggi raggiunti con la mia auto carica di aiuti che provengono dai container di Carlo, a volte non esiste strada per arrivarci; Foto 4: la clinica dentistica ultimata e completamente funzionante; Foto 5: la nuova clinica oculistica completa e operativa.

domenica 4 dicembre 2011

Drink

Purtroppo ci accorgiamo sempre più che tutto quello che ci sta intorno è come una “piovra” o un “cancro”, troppo inserito nelle società dove istituzioni, beneficiari, africani o europei…ci sono dentro in pieno (non tutti per carità, o per fortuna). Ma vabbè questo sarà un altro capitolo. Di quello che vogliamo scrivere riguarda le bevande. Partiamo dalla più soft “coca cola”, la bevanda più diffusa e bevuta in tutto il paese insieme alla fanta e sprite. La pubblicità martella ogni angolo sia dei paesini che delle città, e si trova ovunque. Il prezzo è molto buono, 0,50 centesimi di dollaro per una bottiglietta da 300 ml. Insomma chi non se la può permettere? Tutti più o meno hanno mezzo dollaro al giorno per prenderla. E quindi si è trasformato in un business dove le famiglie investono 10 dollari per una cassa da 24 e, vendendole, ne ricavano 12. Quindi il guadagno per cassa è di 2 dollari. In media ne vendono 2-3 casse al giorno e questo è il guadagno giornaliero 4-6 dollari. Non male per chi vive nelle aree rurali. Poi arrotondano il tutto con gli ortaggi. Sicuramente non è facile campare con questi pochi soldi ma per la gente è superconveniente ed è un “arrotondare” lo “stipendio”. Vi chiederete chi compra la bevanda. Beh, chi lavora alla fine del turno o durante la pausa se la può permettere, ma molti (i disoccupati) la bevono per pranzo. Si il loro pasto è un filone di pane (qualche fetta il resto deve durare per un altro giorno) senza niente o magari con un po’ di verdura, dal costo di 1 dollaro (700 gr.) e la bottiglietta di coca. Dicono che è molto Power e da le energie necessarie…..ma con sto caldo e il lavoro che uno svolge negli orti o sulla strada, pensate cosa può essere una bottiglia di coca, per non contare poi i danni al fisico visto che per dei giorni è il pasto principale durante la giornata (la polenta la mangiano alla sera). Bisogna anche ammettere però che sono i maschi ad essere un po’ pigri e la voglia di ricercare qualcosa di meglio (anche la polenta per esempio), non c’è, differente per le donne. L’altro problema, grosso problema, riguarda sempre gli uomini (guarda caso) e riguarda la birra. È una bella lotta chi tra birra e soft drink è il più venduto, certo che gli ubriachi non mancano. La percentuale è altissima, e tutti i santi giorni o specialmente la sera, abbiamo a che fare con ubriachi o comunque ne vediamo tantissimi. Il più sono giovani, tra cui padri di famiglia, che si sfondano nella birra visto il prezzo ragionevole ( 1 dollaro per 0,75 L. per non contare le varie promozioni). Il perché è anche abbastanza semplice e in un certo modo li si capisce. Però se quei pochi soldi che hanno li buttano nella birra siamo freschi. E poi capitano a casa dalle mogli in condizioni pietose. Naturalmente bevono una o due o massimo tre birre, ma non avendo nulla nello stomaco è facile ubriacarsi. Per carità, sia negli USA che in Italia da noi, questo problema è molto diffuso, ma non crediamo nella percentuale che c’è qui. Poi naturalmente salta fuori qualche ragazza…e la diffusione di Aids e malattie è facile, visto che molti qui credono nella poligamia. Insomma non vogliamo alzare il dito su nessuno ne giudicare questi fatti (visto che nessuno o quasi è astemio o santo), ma solo “denunciare” un problema molto grave purtroppo sottovalutato. Foto 1: la nuova cucina ristruttrata con piastrelle e pittura lavabile e le vasche di raccolta dell'acqua; Foto 2: un gruppo di ragazzi ubriachi sulla strada intorno a mezzogiorno; Foto 3: il menù dell'ospedale (porridge è latte o acqua con la farina e dipende cosa c'è che diventa tipo semolino mentre la sadza è la polenta bianca); Foto 4: zebra a Kariba.

mercoledì 16 novembre 2011

Tra una cosa e l'altra

Ormai mancano 2 mesi e mezzo alla fine di questa nostra esperienza. Ma con tutte le cose che ci sono da fare, ci sentiamo indietro da matti. Se per giunta nascono anche problemi interni siamo a posto. È da qualche settimana che in ospedale siamo con l’acqua alla gola con le finanze e questo ci blocca su molte cose. Così, mentre Manu è strapresa in ufficio, io vengo mandato ogni tanto di qua e di la a fare commissioni. Questa è la parte di lavoro che mi piace di più perché giro tantissimo tra i villaggi, in posti dove la strada non arriva, e in altri piccoli centri. La settimana scorsa mi è capitato di andare a Kotwa, una cittadina simile a Mutoko quasi al confine con il Mozambico. Mi sono recato li per andare all’ospedale distrettuale per prendere delle medicine. Questo non è il primo ospedale distrettuale che vedo, ma ha confermato quanto la situazione sanitaria di questo paese è catastrofica. Entro dal cancello principale, il tutto organizzato benissimo, un sacco di bellissimi alberi in fiore e un giardino abbastanza tenuto. Poi l’ospedale. Bellissimo. Una struttura meravigliosa e ben organizzata, con i suoi vialetti, indicazioni, posti (sale d’attesa all’aperto) a sedere, il blocco operatorio, il blocco dei raggi, i reparti, le cliniche, la cucina separata dalla lavanderia, l’inceneritore….e una farmacia funzionale. Il tutto a piano terra, molto spazioso e ben disposto. Stile perfetto inglese. Entro così in farmacia, con il suo bel magazzino, consegno la lista, carico il mio pick up….e mi concedo un piccolo giro tra i reparti. Anch’essi ben spaziosi, con le coperte e i letti nuovi, le zanzariere, i comodini, i bagni. Di solito i reparti sono 4 negli ospedali rurali (insomma quelli che ho visto io) e sono Maschi, Femmine, Maternità e Pediatria. Ogni blocco (ossia ogni reparto) contiene circa 50 posti letto (più o meno 200 posti letto in ospedale)….COMPLETAMENTE VUOTI! Si vuoti. In tutto l’ospedale c’erano ben 8 ricoverati. In effetti non c’era molta gente che girava (eccetto per la farmacia, l’unica cosa funzionante), ma essendo una struttura spaziosa pensavo che la dispersione mi ingannasse. E invece…tutto vuoto. Ci sono gli infermieri, ma il tutto non funziona. Sala operatoria e raggi chiusi, come anche molti ambulatori. In poche parole: NON c’è il DOTTORE. Non è il primo ospedale che vedo in queste condizioni, praticamente il governo (o chi per esso) non destina un medico negli ospedali. O se lo manda (rare volte), il medico lavora solo per una o due ore, poi va nelle cliniche private rurali (così i pazienti sono obbligati ad andare a pagamento) per questione di soldi, lasciando la struttura a se. I medici sono concentrati nella capitale o nelle poche grandi città del paese. Oppure lavorano in ospedali come il nostro ma finanziati da organizzazioni private. Pensate cosa vuol dire essere senza una struttura sanitaria funzionante nell’arco di un centinaio di km. Già il livello non è il massimo, ma essere senza è proprio la fine. Si ci sono molte cliniche o dispensari…ma non è mai un ospedale. La gente si reca così in strutture come la nostra (ma sempre piena) o prende un bus e si fa un sacco di km per arrivare in capitale…dove però i costi sono elevatissimi. E se hai un emergenza??? Non ti resta altro che pregare…e correre (sperando di avere i soldi se non vai in ospedale come il nostro)!!! Il nostro ospedale ha il servizio del medico e del personale 24h su 24 tutto l’anno e le ambulanze (sono due defender) portano il paziente ad Harare se necessario anche di notte. Il servizio che facciamo al paziente, se pur non ottimale, è comunque buono. Almeno ci siamo. Certo che resta sconcertante quando chiedi a un bambino: cosa vuoi fare da grande?? E lui prontamente ti risponde: NIENTE! Da notare che lo Zimbabwe è uno dei paesi più alfabetizzati d’Africa. Foto 1: strada che porta all'ospedale; Foto 2: classico villaggio; Foto 3 e 4 veduta da un'alta collina dell'ospedale e dell'area dov'è situato; Foto 5: il mercato appena fuori dall'ospedale.

lunedì 7 novembre 2011

Mani legate

Dopo un ottobre ricco di problemi e delle temperature che continuano a salire (in casa abbiamo più di 30 gradi durante la notte), arriviamo in novembre speranzosi che le cose vadano pian piano sistemandosi. Purtroppo le persone con cui collaboriamo non aiutano e questo crea grossi problemi nel nostro lavoro. Carlo a tutto questo non centra, anzi, si sta battendo fortemente per un po’ di giustizia. La nostra felicità è quella di condividere con lui questi momenti ed a essere uniti e insieme ci fa sperare e continuare ad aver voglia di lottare. Lui è un uomo davvero straordinario. Ma veniamo a noi, e a un esempio che volevo fare per spiegare che il nostro operato e il nostro lavoro qui…ci tiene ormai da mesi con le mani legate. Con questo termine voglio dire che siamo impotenti davanti a molti problemi, ma soprattutto nell’aiutare il nostro prossimo e la gente qui. L’esempio che mi riferisco è successo ad agosto quando qui c’erano ancora i genitori di Manu, allora non diedi molta importanza perché episodi così erano all’ordine del giorno…ma ora forse è giusto far sapere come girano le cose.






A fine luglio, mentre andavamo ad Harare, ci siamo fermati per strada (come sempre) per comperare della verdura da portare ai bambini dell’orfanotrofio e per noi. Così dopo un po’ di contrattazioni mi si avvicina un uomo, di buon aspetto ma molto mal messo, che voleva vendermi una cassa vuota. Io ne avevo bisogno così la comprai. Mi chiese un passaggio fino ad Harare e così salì e via. Fatto scendere ad Harare mi chiese se avessi qualcosa per lui…(premetto che soldi non ne diamo in giro se no è la fine, si valuta bene ogni singola situazione, ma si cerca di dare aiuti in cibo) e io d’impulso dissi: se vieni su all’ospedale dove lavoro posso darti qualcosa (lo dico sempre, tanto poi non si presenta nessuno). Fino qui nulla di che, la solita storia che capita quasi tutti i giorni…solo che un bel pomeriggio assolato me lo vedo capitare in ospedale. Lo incontrai sulla strada, era distrutto. Se l’era fatta quasi tutta a piedi (140 km), aiutato con qualche passaggio di fortuna. Così capii che aveva realmente bisogno di aiuto. In poche parole lui e la sua famiglia vivevano di agricoltura e avevano un bel orto con le sue cose ben fatte. Solo che l’elettricità nazionale (quasi inesistente) gli ha mandato da pagare un extra che lui non aveva adoperato…così è praticamente fallito perché gli hanno tagliato i fili, e senza luce non può continuare a coltivare per grandi quantità. Così chiedeva un aiuto di cibo, cioè lui aveva bisogno di cose da mangiare (era veramente affamato)….e con i soldi che avrebbe risparmiato avrebbe provato a fare qualcosa. Solo che qualcuno lo ha notato e lo è andato a riferire ai medici cattolici (due) che lavorano qui in ospedale. Il finimondo, sono stato richiamato, e con tanto di paternale non proprio simpatica, ho dovuto rispedire quest’uomo a casa. Premetto una cosa, che io ho del cibo che mi consegna il dott. Carlo Spagnolli settimanalmente proveniente dai container spediti dalle nostre associazioni, a posta per queste esigenze, quindi non avrei toccato nulla che riguardi l’ospedale. Quindi preparai due sacchi di iuta carichi di cibo (30 kg di roba) e dopo qualche ora, quando le acque erano più tranquille, con l’auto scesi giù per la strada e, per fortuna, lo incontrai. Gli diedi i sacchi e i soldi per poter tornare a casa con un autobus (10 dollari)….si mise a piangere e ringraziarmi. Pensate che molto cibo che il dott. Carlo mi da, lo devo dare in giro di nascosto, quando è notte o incontrare la gente in posti particolari con tanto di zaino. Capisco perfettamente il discorso di gelosia delle persone, ma si cerca di stare attenti a chi si distribuisce il cibo. Come ad esempio quando viaggio con la mia auto vuota e trovo gente per strada con casse e casse di verdura (sono tutte donne), io le do sempre un passaggio (immaginate ste donne che si fanno 10-15 km con una cassa da 20-30 kg). Non avete idea delle lavate di testa che mi prendo per questi piccoli piaceri. Ok, può essere pericoloso…ma povera gente alla fine a me cosa costa??? Il problema è che qui tutti chiacchierano troppo e le voci arrivano ai soliti, che le riferiscono alla dott.ssa. (peggio dell’asilo nido, o di un sistema autoritario, vedete voi). Infine poi, anche sul posto di lavoro non possiamo fare molto, ed esempi così riguardano anche l’amministrazione interna dell’ospedale, dove abbiamo notato cose non proprio chiare, ma appena diciamo qualcosa o facciamo notare va tutto nel dimenticatoio e ci viene detto: chi comanda qui!!! C’è una tale confusione e mal organizzazione, dovuta poi all’intervento di una piccola cricca di gente (zimbabwiana) che ne approfitta della situazione. Per carità, il medico superiore (donna di 80 anni che ha dedicato una vita qui), non lo fa per i soldi, e sicuramente ha fatto tante cose buone e salvato tante di quelle vite che manco ci immaginiamo….ma perché questo comportamento??? Perché questa mancanza di rispetto verso il prossimo e verso chi lavora qui??? Perché su molte proposte, lavori, nostre intenzioni (anche d’accordo con le e locali), trovano sempre, o quasi, una strada chiusa??? Molti altri esempi potrei fare ma andrei troppo nel personale dell’ospedale e riguarda situazioni un po’ delicate….ma ci sentiamo veramente impotenti, e lottare contro i mulini a vento sta diventando faticoso. Foto 1: la cuoca dell'ospedale prepara nella cucina esterna la Sadza (tipo polenta); Foto 2: Bambino gioca con l'acqua in una pozzanghera dopo il temporale, la pioggia qui è una gioia immensa, specialmente per i più piccoli; Foto 3: Bimba dell'orfanotrofio mentre mangia la pizza preparata da alcuni volontari che sono stati qui; Foto 4: la mia povera auto trainata dal meccanico (250 km di traino), ma ora è tornata a posto; Foto 5 e 6: Pescatori sul lago Kariba.

mercoledì 26 ottobre 2011

Il progetto Idrocefalo e Thomas





Questo progetto è stato fatto qualche mese fa, in luglio, esattamente la settimana dall’ 11 al 17, qui in ospedale. Perché ne scrivo solo ora??? Semplicemente perché a tutta sta storia c’è legata una persona: Thomas, che solo in questi giorni sta realizzando un sogno, quello di tornare a camminare. Andando con ordine il progetto, ideato dal dott. Spagnolli in collaborazione con la Provincia di Trento, non è altro che un corso realizzato da un medico trentino (il Neurochirurgo dott. Conti) che insegna a medici locali un’operazione particolare ma allo stesso tempo semplice legata alla patologia dell’idrocefalo. Scusate i termini ma non sono esperto. Questo corso, che ha visto poi rappresentare anche l’assessore provinciale, un funzionario e l’ufficio stampa, è stato totalmente finanziato dalla provincia e risultato un grande successo in Zimbabwe. Infatti ora ben 12 tra chirurghi e anestesisti provenienti da ospedali rurali da tutto il paese, sono resi autonomi nell’operare questa patologia. Prima questi bimbi affetti erano messi in lunghe liste d’attesa ad Harare….e molti non ce la facevano a sopravvivere aspettando così a lungo. Il corso vuole sottolineare una nuova idea di fare volontariato e del bene, che tra il resto noi appoggiamo alla grande, cioè che non si tratta di fare del “volontariato coloniale” ma dare alle persone locali gli strumenti e condividendo il sapere, così da renderli autonomi fin da subito (quello che stiamo provando noi ma con scarsi risultati). Il corso è finito ormai da 3 mesi e già sono arrivate notizie di molti bimbi operati e con successo. Thomas è un ragazzo di Mutoko ricoverato in ospedale dal gennaio 2010 dopo che un gruppo di militari lo gettò fuori da un’auto in corsa per motivi infondati di gelosia. L’incidente gli provocò la mobilità delle gambe e condannato sulla sedia a rotelle. Il dott. Conti, a luglio, lo visitò e diede grosse possiblità a Thomas per tornare a camminare. Così il dott. Spagnolli prepara tutte le carte e sabato 9 ottobre Thomas parte per questo viaggio-speranza a rovereto. È stato operato venerdì 14 e tutto sembra andare a gonfie vele. L’operazione è riuscita e iniziata la fisioterapia si stanno vedendo piccoli segni di miglioramento. Speriamo bene. Qui in Zimbabwe sarebbe stata impossibile una cosa così. Thomas, tra il resto, si è trovato un piccolo lavoro all’interno dell’ospedale. Non potendo pagare la degenza, perché non può lavorare, si sta rendendo utile ed ha imparato dopo mesi e mesi con il dott. Massimo, a fare le protesi dentarie (dentiere). Così ha il suo laboratorio e tutto il necessario per poter far tornare a sorridere e mangiare la gente….durante il periodo in Italia avrà anche la possibilità di fare pratica presso un laboratorio di Rimini…così quando sarà di ritorno (per Natale o gennaio) sarà tutto nuovo di zecca e, sperando che vada bene, sia sulle proprie gambe sia con una professione in mano. Chiunque voglia andarlo a trovare per passare qualche minuto con lui (visto che non conosce nessuno e si trova in un posto nuovo, quasi da solo), mi scriva che vi dico dove andare. (Foto 1: foto di gruppo con i medici e infermieri del corso, il dott. Spagnolli e il dott. Conti e il gruppo della provincia; Foto 2: Thomas nel suo letto di Terapia Intensiva qui in ospedale, con il suo pc noleggiato; Foto 3: Thomas e il dott. Spagnolli; Foto 4: la festa di saluto a Thomas organizzata con danze e canti da parte dello Staff dell'ospedale)

domenica 9 ottobre 2011

La pioggia

Scusate se è molto tempo che non aggiorno il blog, e se magari gli articoli che scrivo non sono direttissimi a quello che facciamo e/o accade. Ma in questi ultimi due mesetti ci sono stati parecchi problemi, sia piccoli che pesanti. Soprattutto di carattere “lavorativo”, ma purtroppo anche di carattere “personale” che magari non riguarda direttamente noi, o almeno fino a un certo punto. Chi mi conosce sa che certe cose e certi problemi non li metto in piazza, specialmente se si tratta di cose un po’ delicate. Anche per questo quindi la mancanza di spunti per scrivere e il solito Internet di una lentezza assurda. Descrivendo un po’ quello che si dice sulla stagione delle piogge, qui è solo una all’anno e dura all’incirca (dipende dalle zone) dai primi di dicembre a fine marzo. Quest’anno qui a Mutoko già a febbraio non pioveva più, mentre ad Harare, in modo molto discontinuo, ha proseguito fino ad aprile. La pioggia, di solito, non dura tutto il giorno, ma si limita a qualche ora, prevalentemente nel pomeriggio, di forti temporali e tempeste. Quindi acquazzoni mostruosi che innondano tutto in pochi secondi. Quello che sarà vi faremo sapere tra qualche mese…per ora ci limitiamo a dire che i muri iniziano a scottare dal caldo ma stasera, nella notte tra il 3 e il 4 ottobre ha piovuto (sta piovendo) per la gioia di molta gente e dei bambini che urlano di gioia da qualche ora. Io (Alessio) non vedevo la pioggia dal 20 di maggio, serata passata ad Harare dove piovve per alcuni minuti. Mentre Manu non la vede da fine marzo, quando ancora eravamo al villaggio S. Marcellino. A dir la verità due gocce le aveva fatte il 3 (piacerà come numero) di giugno, di notte, ma non si fece tempo neanche ad aprir la porta che era tutto finito. Qui all’ospedale quindi l’ultima pioggia, che si può chiamare pioggia, risale ai primi di marzo. Questa manna dal cielo (sperando che continui, mal che vada è questione di tempo) porterà un sacco di benefici come irrigazione degli orti e soprattutto metterà acqua nelle falde visto che i pozzi iniziavano già a girare a vuoto, come segno di mancanza d’acqua e si che sarebbe stato un problema. Ma porterà molti malefici, come il riprodursi velocemente della zanzara e quindi: malaria. Una grossa nota negativa la fanno i prezzi che continuano a oscillare. Nel giro di 10 giorni il prezzo del cemento da 11 $ a 20$ al sacco...i mattoni il doppio, gli alimenti oscillano, prezzi fuori di testa in vari settori. Speriamo che questo momento così si ristabilizzi presto, o saranno problemi per tutti, a partire dalla gente. E intanto una multinazionale (negozio generi alimentari) apre anche qui a Mutoko, villaggio di area rurale…mah, speriamo non ne risentano le piccole botteghe!!! Nelle ultime tre settimane siamo stati in compagnia di un terzo gruppo proveniente da Rimini. Ringraziamo anche loro della bellissima esperienza e condivisione insieme….e soprattutto della bella gita a Kariba dove non sono mancati gli animali. Ospitati come sempre dalle fantastiche suore, abbiamo passato un paio di ore con i bimbi dell’asilo ed è stato bellissimo. È sempre un posto e una comunità meravigliosa!!! Da questo gruppo esce un nuovo ,ollega: Davide. Appena diplomato alle superiori ha deciso di passare 6 mesi qui in ospedale e cercare di dare il proprio contributo…in attesa di decidere cosa fare del futuro. Un aiuto in più superapprezzato visti i mesi “tosti” che ci aspettano.

(Foto 1: l'entrata dell'ospedale con alcuni reparti visti dall'alto del campanile, e un temporale con tempesta sullo sfondo del 3 ottobre. Foto 2 i Giacaranda in fiore con il container del generatore elettrico. Foto 3 il nostro bellissimo inceneritore di rifiuti e raccolta rifiuti. Foto 4 tappeto di fiori con il reparto di fiosetarpia a destra ostello infermieri a sinistra

martedì 4 ottobre 2011

Manu è incinta




Sicuramente per alcuni di voi non sarà una vera news visto lo scambio di mail delle scorse settimane. Ma ci tenevamo a urlarlo al mondo intero….ok ok a chi legge il blog. Ebbene si, da 10-11 settimane Manu è incinta. Avevamo detto infatti alla nostra partenza che stavamo pensando a un ritorno un po’ allargato…e infatti, se tutto procederà per il meglio quando a fine gennaio saremo in Italia, vedrete Manu con un bel pancione. Infatti, ormai da più di un mese, è sottocontrollo, qui in ospedale, dai medici e soprattutto dal dott. Carlo Spagnolli che si prende sempre cura di noi. Manu sta molto bene ed è in salute (sarà l’aria africana????), ha fatto gli esami del sangue e tutto va bene. E infatti continua la vita di prima normalmente. E anche due ecografie. La prima, un mese fa, faceva vedere una piccola macchia nera, ma quella di oggi già fa capire e intravedere molte cose, tra cui la testa e gli arti. Un’emozione indescrivibile vedere questa creatura muoversi in continuazione…troppo bello. E a manu sono scappate anche due lacrime, mentre io (devo ammetterlo) cercavo ancora di capirci fuori qualcosa sia di spiegazione in inglese del medico che dal monitor (purtroppo la macchina non è nuovissima). Poi abbiamo festeggiato. Il dott. Rupfuze, medico qui in ospedale, è stato molto gentile e ha fatto molto per noi. Per motivi precauzionali a manu era stato consigliato di non andare in macchina (viste le strade qui si salta molto) per evitare balzi o altro. Ma ora che il feto si sta ingrandendo, nei prossimi week end andremo in capitale per festeggiare un po’ con alcuni amici. Io e Manu siamo felicissimi e lo desideravamo tanto, anche se devo ammettere che per me è ancora un po’ difficile rendersene conto. Ma ho ancora tempo. Intanto sto con Manu e cerco di farla faticare il meno possibile, specialmente ora che il caldo sta diventando sempre più forte. Viste le molte domande a cosa abbiamo deciso di fare nei prossimi mesi, ecco a grandi linee ciò che per ora abbiamo pensato. Certo è che sarebbe bello e comunque sia sarebbe fattibile che il bimbo/a nascesse qui. In quest’ospedale e con il dott. Spagnolli non sarebbe un problema. Ma abbiamo valutato due importanti cose: la prima è il poter star vicino a parenti, genitori e amici in quel che sarà un bellissimo evento, e il secondo è legato alla burocrazia. Si proprio per una questione di carte. Non che non sia fattibile, ma proprio per un discorso di semplicità futura. Quindi torneremo in Italia alla fine di gennaio e staremo li per qualche mese (cercherò un lavoro per raccogliere due lire)….prima di ripartire alla volta di….chi lo sa. Tante cose ora sono sospese, e stiamo valutando varie opportunità e proposte. Saranno quindi fondamentali i prossimi 4 mesi….per ora ci godiamo questo bellissimo momento che felicemente condividiamo con tutti voi. (foto 1 la stanza dei raggi X con la macchina dell'ecografia, una delle poche unità funzionanti sia di raggi che di esami, dell'intera provincia: una manna; foto 2 il dott. Rupfuze mentre visita manu; foto 3 visto che la macchina non stampa ho fatto una foto al monitor).

sabato 10 settembre 2011

Vandali o cultura???

Scusate il ritardo ma internet disastro nelle ultime settimane, a stento la posta. (Vandali) Credo sia una parola che si addice molto a questa gente. Le settimane viaggiano molto veloci e il nostro incarico ultimamente è cercare di far qualcosa a livello organizzativo. Non è possibile perdere ore ed ore tutti i giorni solo perché alcuni dei dipendenti (operai, infermieri, ecc ecc…) non fa il proprio dovere. Da circa un mese due dei ragazzi che lavorano con me non si comportavano bene, mancavano dal lavoro e quando erano di turno andavano a giocare a calcio o a bere al bar raccontando un sacco di bugie (e sono bravissimi, ma polli). Tanto c’era Alessio o Dickson che copriva e che lavorava all’insaputa, ma ora rischiano così di perdere il posto di lavoro così tanto prezioso per la famiglia e i figli. Così come in ufficio di Manu che da quando lei ha iniziato a farsi un po’ dentro e capire come vanno le cose il responsabile insieme ad alcuni di loro spariva o comunque non esegue i propri doveri...pensando di fartela, ma son così polli che prima o poi li becchi. Questo ti fa girare e non poco, vista poi la situazione in cui si trovano…soprattutto perché alla fine ci va di mezzo il paziente....ma ad alimentare tutto sono sempre quei problemini stupidi che ci troviamo ad affrontare tutti i giorni. E il giorno che troveremo risposta a questa domanda farò festa: ma è possibile che qui le cose si rompono facilmente??? È possibile che cambi un rubinetto, una tazza del wc (e ne abbiamo cambiate molte…a voi vi si rompono di frequente???), una lampadina, una presa o una porta e dopo poco tempo è già rirotta??? Oppure si divertono a prendere a sassate i pannelli solari, a tagliarti un tubo o (e ce ne fosse molta) a lasciare l’acqua di rubinetti e docce, aperta tutta la notte completamente a dispersione??!!! Per non contare tutte le borse di plastica e immondizie che gettano per terra o, peggio ancora, nelle tubature e negli scarichi intasando tutto. Potrei andare avanti di pagine di esempi, peggiori o divertenti, fatto sta che questa purtroppo è la situazione….ed è difficile trovar rimedio visto il giro che ha l’ospedale di gente. Poi una delle cose meno piacevoli, fuori dall’ospedale, sono le case dello staff. In 30 anni sono state costruite parecchie case dello staff ed ostelli (poco più di una ventina) per poter ospitare i dipendenti con le proprie famiglie o i lavoratori che vengono da lontano. Queste case erano costruite nuove, come la nostra dove viviamo, eppure sembra che all’interno sia esplosa una bomba. Tutto rotto, mangiato, porte sventrate, bagni completamente distrutti, piastrelle rialzate….insomma un cesso. E sono proprio pochi quelli che si salvano…..e questo ci dispiace molto perché non è rispetto verso comunque chi te la da gratis, e ci vorrebbe tanto poco. Abbiamo poi scoperto che chi viene a “piangere” perché non arriva alla fine del mese per pagare le tasse scolastiche o altro…ha una donna delle pulizie o comunque sempre qualche sfizio che si toglie. Per carità non sta a noi giudicare….ma almeno non piangere. Tutto mondo è paese, e che non ci vengano a dire che poveretti è questione di cultura, perché vorrei proprio sapere qual è quella cultura che si comporta così (visto che poi non sono tutti così). Stiamo scoprendo che il discorso della “cultura” è una scusa di comodo (non sempre) a cui bisogna star molto attenti nel chiamarla in causa. (nelle 1 foto una bimba orfana in ospedale, nella 2 lunga fila quotidiana per l'acqua, la 3 il pronto soccorso e la 4 l'entrata dell'ospedale con la fila di pazienti e parenti in attesa, le ultime 3 foto sono parte di foto scattate con i nostri genitori, noi che viviamo qui ci dimentichiamo di fotografare...ops....). Un grazie di cuore anche al gruppo delle ragazze di Rimini che ci hanno fatto compagnia in queste 2 settimane condividendo un sacco di cose. Grazie!!!

venerdì 19 agosto 2011

Lavoratori e il gruppo Rimini 1

Queste cose sono accadute prima dell'arrivo dei genitori di Manu, quando ancora Massimo e Marilena (i due medici che stanno qui stabili in ospedale, lei la responsabile lui il dentista) stavano in Italia. Uno dei lavori che ci siamo prefissati è il rinnovo della clinica dentistica. Così con l'aiuto dei 2 papà abbiamo iniziato e completato alcuni lavori. Ma tra una cosa e l'altra dovevamo fare una traccia di 12 metri nel pavimento in cemento alta 10 cm e larga 20. Purtroppo reperire un martello pneumatico o demolitore qui è un impresa assai ardua, e quindi martello, punta e via. Il pavimento è costituito dal primo cm di cemento semplice quindi una cavolata mentre gli altri 9 cm sono costituiti da un impasto di sassi e sabbia di granito mescolati con cemento. Un bel problema. Pian piano con i ragazzi abbiamo completato i primi 7-8 metri con una difficoltà enorme. Così una mattina mi si presentano 2 ragazzi che, come sempre qui, mi chiedono soldi. 20 dollari a testa perchè devono mandare i figli a scuola. Benissimo ho pensato, e ho chiesto a loro di seguirmi. Gli ho portati in clinica gli ho dato un martello e una punta per cemento e ho detto: non importa quante ore o quanti metri fate, se mi date una mano per un pochino io vi do 20 dollari a testa. Uno di loro si inginocchia prende il martello in mano e da un colpo con la punta sul cemento, si rialza guarda negli occhi l'altro, ridono e mi dicono: ah NO GRAZIE. E se ne vanno. Così è stato per altre 12 persone (non chiedevano soldi ma cercavano lavoro). Alla fine mi si presenta un padre di famiglia e un ragazzino di 17 anni che non paralvano inglese, venivano dalle montagne: e in 2 giorni hanno fatto tutto il lavoro e han voluto 20 dollari a testa. Non di più. Ho rincontrato qualche giorno dopo il ragazzo e con l'aiuto di Dickson ho capito che era felicissimo e aveva già investito 20 dollari nel comprare un capretto che avrebbe fatto accoppiare per poter poi avviare una piccola attività di carne. Diceva che nel giro di qualche anno se le cose vanno bene avrà 6-7 capretti e potrà iniziare a costruire casa.



Il gruppo Rimini 1 (chiamiamo così perchè ne arriveranno altri) è arrivato mentre noi eravamo a Vic Falls i primi di agosto. Il dott. Massimo e la Dott.ssa Marilena sono di Rimini e organizzano questi gruppi di ragazzi che durante l'estate vengono a far visita all'ospedale per fare delle esperienze (o come dicono loro della vita vissuta). Questo gruppo era formato da 10 ragazzi e, a parte una, erano tutti sulla trentina. Alloggiavano in un ostello all'interno dell'ospedale (ostello è una casa con più stanze che di solito usano gli studenti infermieri che studiano qui) e ci hanno accolto come fossimo parte del loro gruppo in maniera splendida. La loro presenza qui è stata una boccata rigenerante per noi e questo confronto a stare insieme ci ha trasmesso molto e insegnato tanto. Insieme hanno dipinto la clinica dentistica, fatto riprese, sistemato alcune cosette come la farmacia e i farmaci, condiviso momenti con gli orfani e i due Dr. Clown fatto rallegrare la pediatria. Assistito a un'operazione di Carlo e ci hanno aiuato a sistemare i computer....e l'orto di Marilena. E i due dentisti....beh in clinica a togliere denti o a curarli. Un gruppo in sintonia, organizzato, semplice...così abbiamo avuto l'opportunità di fare passeggiate qui intorno, andare in un villaggio, vedere il tramonto e stare insieme. Forse la cosa più importante, condividere tanti momenti e sentimenti. Grazie ragazzi per quello che ci avete dato, e speriamo che non dimenticherete questa "vita vissuta". PS. però al gioco del lupo a me (alessio) non son chiare alcune cose hi hi!!!!

domenica 14 agosto 2011

I genitori a Vic Falls 2

E' estate in Italia e inverno qui. Ottima stagione per poter visitare questo Paese e non solo per il clima perfetto del giorno e del freddo della notte, ma anche perche la vegetazione è povera e la possibilità di vedere animali è più alta. Così anche i genitori di Manu approfittano di questa occasione per venire a trovarci e rendersi conto con i propri occhi dove siamo e cosa sia Zimbabwe. Arrivano sabato 23 luglio, e la prima settimana è completamente dedicata allo stare in ospedale, ambientarsi e capire. Con loro c'è anche Enrico (fratello minore di Manu) che ha 18 anni, che passerà qualche ora con Dickson. Il tempo passa in fretta e le cose da fare sono tante ma, causa i ritmi e la scarsità di trovare cose pratiche in queste zone rurali, i lavori proseguono a rilento. Esserein Zimbabwe è una grande opportunità per vedere un paese tra l'africanità e l'essere un pò occidentale. Sarà per via della vicinanza al SudAfrica o dell'influenza coloniale, ma qui si sente questa ricerca dell'assomigliare agli occidentali. Ma sopratutto è un'opportunità visitare una delle 7 meraviglie del mondo: Victoria Falls. Così, dopo un pò di fatica a trovare le giuste coincidenze, domenica 31 partiamo alla volta di Kariba, e in 7 ore filate siamo dalle suore che ci accolgono come sempre meravigliosamente. La diga, Kariba alta, gli ippopotami e gli elefanti.....come sempre uno spettacolo. Stavolta a dormire si va in un lodge (non è il nostro modo di viaggiare ma è pratico in certe situazioni): grandissimo e meraviglioso. Un lusso estremo a un costo irrisorio. Completamente vuoto. Anche da queste cose si può capire che questo paese è in una crisi profonda. Il giorno dopo il traghetto che ci porterà a Mlibizi, ma dai, questo è pieno e ci fa passare in compagnia di sudafricani tutto il viaggio. Le solite partite a scala 40 e la bellezza del lago con ippopotami ed elefanti sulle rive. La notte sul ponte è meno fredda e il servizio è il top. Le stelle di notte sono tantissime e molte le barche da pesca che incontriamo ma sul lato Zambia: altro segno della crisi dello Zim, come l'alta presenza di militari e la diffioltà di trovare rifornimento di diesel in tutto il paese. Il martedì attracchiamo alle 7 del mattino dopo esserci gustati l'alba...e via a Vic Falls. Prenotiamo il safari per il giorno dopo e ci gustiamo le cascate per un paio d'ore. Che fortuna questa volta, sono meno ricche d'acqua e quindi riusciamo a vedere il fondo e la panoramica è migliore, che top. E come sempre le scimmiette che giocano nei prati. Una bella mangiata al Booma ristorante (si mangiano cose locali e vari tipi di carne come coccodrillo e altro) e buona notte. Il giorno dopo è Botswana e Chobe NP. Un paradiso terrestre di natura. Quindi al mattino il safari in barca vicino a coccodrilli e ippopotami, bufali, iguane, impala.......ed elefanti. E al pomeriggio nell'interno sabbioso del parco con giraffe (più di 50) elefanti a quantità, varie specie di antilopi e chi più ne ha ne metta. Così la sera torniamo a casa soddisfatti, stanchi, ma con gli occhi pieni di "fotografie" di questa meraviglia. Purtroppo il giorno dopo sono 14 ore di guida fino a Mutoko. Tutto d'un fiato. Una bella massacrata specialmente per chi sta nel cassone del pick up. Gli ultimi giorni li passiamo insieme, tra Harare con Lucio per gli ultimi acquisti di colore e piastrelle per la clinica dentistica, e alcune passeggiate qui intorno tra i baobab e alcune montagne con viste sulle vallate, e le pitture rupestri. Lucio si da da fare anche con il laboratorio....speriamo di ottenere buoni risultati con i suoi consigli...mentre Renata riesce in extremis ad assistere ad un parto. E così arriva il momento dei saluti dopo aver visitato Harare e un bellissimo pomeriggio dalle suore. Un esperienza ricca di avvenimenti e di diverse situazioni, che speriamo abbia lasciato qualcosa dentro anche a loro.

venerdì 29 luglio 2011

Ingiustizie



Purtroppo non è sempre rose e fiori qui e bisogna ricordarsi che tutto mondo è paese nel senso che le persone cattive e buone ci sono anche qui, come da noi, come in qualsiasi parte del mondo. Di ingiustizie ne vediamo tutti i giorni (e forse è la cosa che fa più male), piccole o grandi che siano, dal bimbo all’adulto, dal bianco al nero, dal sacerdote all’ateo….e di molte di queste preferiamo non parlarne per ora. Sia per non creare problemi sia perché necessitiamo di più tempo per sbilanciarci su alcuni argomenti. Ma due casi vogliamo raccontarveli: il primo è accaduto a me (Alessio) qualche settimana fa a Mutoko paese. Il paese dista circa 20 minuti di auto dall’ospedale di cui 15 km su strada sterrata. Quindi quando si va si cerca sempre di unire più spese possibili per evitare sprechi di diesel e tempo. Arrivo in paese alle 9 del mattino e parcheggio al primo negozietto che vende un po’ di tutto tra cui ricariche telefoniche (di solito le compero o nel bosco, o nelle capanne o per strada, ma questa volta avevo fretta). Entro nel negozio che di solito sono spaziosi con poche cose sugli scaffali e siamo io, un militare, un poliziotto speciale e la commessa. Iniziamo le solite chiacchiere di saluto e mi accorgo che i due militari sono ubriachi. Chi più chi meno. E la ragazza al banco è un po’ spaventata. Il militare mi fa alcune domande con gentilezza, poi saluta ed esce. Il poliziotto (speciale….cioè non polizia normale) è parecchio ubriaco e mi obbliga a portarlo ad Harare (2 ore di strada solo andata), e io gentilmente dico di no, continuando a chiedermelo almeno per 4-5 volte, ma la mia risposta non cambia. Infine si mette in pace della mia risposta e continua a fare ciò che faceva prima che io entrassi: importunare la ragazza. Tranquilli solo richieste spinte e qualche tentativo di contatto fisco ma lei era ben vestita e anche lui (visto il freddo, siamo in inverno). Altri quattro ragazzi che erano nel negozio vicino (comunicante) mi guardano alzando le braccia come per dire: purtroppo non possiamo fare nulla. Così io saluto ed esco impotente e dispiaciuto. Ma cosa fare??? Effettivamente la cosa non era ancora deteriorata e sembrava che il militare stesse per rinunciare visti i rifiuti della ragazza….ma chissà poi cosa è successo. Lui era così ubriaco che non riusciva a salire sul bancone, ma insistentemente provava a toccare la ragazza. E ti senti impotente d’avanti a questo…e fa male!!! Il secondo è più una cosa complicata da spiegare dettagliata che ci sta toccando in ospedale. Sorvolo quindi molti punti e cerco di spiegare tutto al meglio. Non sappiamo per quale motivo ma il governo (o chi per esso) ha fatto giustamente delle ispezioni in ospedale e ha mandato un report per metterci il bastone tra le ruote. Tra i vari punti (alcuni corretti) vuole farci chiudere la scuola infermieri (che fa parte ed è gestita dall’ospedale) perché l’ospedale è sovraffollato. (come già successo secondo loro un ospedale che funziona è un ospedale vuoto) Ma io dico, se un ospedale è sovraffollato è perché lavora bene. Ok, questo comporta a problemi di organizzazione e tutta una serie di cose che vanno ad aggravare il paziente (mancanza di letti e stanze, tutti che corrono, più gente quindi più sporcizia e consumo di cose, mancanza di personale…), ma almeno il paziente guarisce. Così purtroppo, senza poter scegliere, ci siamo dovuti adattare a queste regole e molti paziente sono stati dimessi, altri non accettati e quindi l’ospedale si è un po’ (tanto) svuotato. Ma la gente dove va a curarsi??? Dagli stregoni???? Perché gli ospedale governativi sono carissimi (impossibile un appendicite costa dai 2 ai 5 mila dollari) e ci sono liste di attesa pazze solo per una visita. E quindi molti vanno in Zambia o Sud Africa…..speriamo quindi di rimettere tutto a posto quanto prima e di tornare a livelli almeno accettabili e che questa parentesi si chiuda presto. Anche se fa un certo effetto sapere che son tante le richieste di ricovero e i letti tenuti vuoti…..per ordini superiori. (prima foto la "squadra" di lavoro con cui lavora Alessio, la seconda classico trasporto qui: sulla testa anche 20 Kg, la terza classico bus a lunga percorrenza)


martedì 19 luglio 2011

Vita e Morte




A volte ci si accorge quanto la vita può essere bella e a volte, allo stesso tempo e a poca distanza, dura. L'ultima settimana dei miei genitori qui è più scorrevole perchè, dopo essersi ambientati, si sentono già più a "casa". Con papà facciamo alcuni lavoretti sia con i ragazzi che non...e prepariamo la settimana che viene, vista l'importante visita di una delegazione provinciale trentina e un corso di neurochirurgia. Mamma invece sta spesso in ospedale con i pazienti a far compagnia alle persone e ai pazienti. Così il 7 luglio, giorno del nostro anniversario, l'infermiera correndo chiama Manu e Simonetta: sta per esserci un parto!!! E questo è il commento di Manu: Oggi, giorno del nostro anniversario ho ricevuto un bellissimo regalo. Dal reparto di maternità ci hanno chiamate per assistere ad un parto. La ragazza aveva 20/21 anni e questo era il suo primo bimbo. Premesso che appena entrata in sala parto, (non l'avevo ancora vista) sono rimasta un pò impietrita... soffitto rotto, un po sporchina, nessuna vasca per pulire il bimbo, nessuna luce forte, nessuna stufetta per riscaldare l'ambiente ma soprattutto... un semplice lettino.. non uno da parto, uno normalissimo. La ragazza era sdraiata che si contorceva dal male ma non diceva nulla. Non si è sentito un fiato per tutto il tempo.. quando il parto è iniziato l'inserviente mi ha chiamata.. si vedevano i capelli della testa del piccolo.. wow. Che strana sensazione. C'era anche Simonetta con me ma lei è stata il più del tempo a tenere la mano alla ragazza e farle coraggio durante il parto. Era ormai stanchissima a forza di spingere che avevano preparato gli "ordegni" per intervenire.. ma una spinta un po più forte et voilà, la testa del piccolo era fuori e un'altra spinta e si è sentito un pianto. Un evento eccezionale. Ci siamo commosse. Una nuova vita è venuta al mondo sotto i nostri occhi.. davvero una delle cose più belle che abbia mai assistito... era così piccolo e così bello.. impressionante vedere la testa e l'ostetrica che infila la mano nella vagina della ragazza senza tanti complimenti per aiutare a far uscire questo "ragnetto". Un vero e proprio miracolo. Impossibile rimanere indifferenti davanti a questa meraviglia. La commozione ha preso il sopravvento e tutti nella sala avevano un volto pieno di felicità, specialmente quello della nuova mamma che ha visto il suo bimbo. Poi è arrivata la parte più bruttina, con tanta delicatezza hanno rimosso la placenta e la pancia come per magia si è sgonfiata... poi l'hanno pulita e in giro di pochi minuti l'hanno fatta vestire e portata in camera con il suo bimbo di 3 kg nonostante stesse ancora tremando per lo sforzo...che forza queste donne!!! Per me ce ne saranno molti altri in futuro…infatti mi han già chiamata altre volte J! E tutte le volte è speciale!!!
Avevamo una mascotte in pediatria....una mascotte perchè era un miracolo che fosse ancora vivo. Tra febbraio e marzo, una famiglia molto povera che abita nel bush (cioè nell'interno delle montagne) e non parla inglese, ha il suo primo bimbo. Peccato che tramite complicazioni la mamma non ce la fa e muore dando alla luce un bimbo che con molta difficoltà e in gran sottopeso e denutrizione riesce a sopravvivere. (fino qui la storia mi è stata raccontata) Così il padre lascia tutto per poter star dietro a questo bimbo costretto a cure in ospedale. Non ha soldi per pagare nulla, così nel frattempo che le infermiere si prendono cura del piccolo lui si rimbocca le maniche e fa le pulizie nel reparto, aiuta con i pasti, si da da fare per ripagare il suo piccolo debito con l'ospedale tutti i giorni. Così i mesi passano, il piccolo con degli occhi enormi e ricchi di vita sta migliorando, le medicine fanno effetto e conquista qualche grammo. La pelle inizia a tornare bella, c'è speranza per questo piccolo sempre avvolto nelle coperte e curato tantissimo dal padre, l'unica cosa che gli è restata. Ma una mattina di metà luglio qualcosa suona strano e un carrello passa con una coperta sopra. Il piccolo non ce l'ha fatta, non abbiamo capito cosa sia successo ma durante il mattino presto se n'è andato. Corriamo in camera, e il papà seduto sul piccolo letto con la copertina in mano, sembra uno zombie. Non possiamo immaginare il dolore di chi ora ha perso proprio tutto, e deve trovare la forza di reagire. Lo abbracciamo. In pediatria c'è un clima di tristezza. Così l'unica cosa che riesco a capire in Shona è: ora cerco di tornare a casa. Scrivo con un pò di nodo in gola perchè insomma, si andava tutti i giorni a trovarlo, per la storia, per tutto e sopratutto per il papà. Qui spesso le persone muoiono, bimbi o adulti, è normale è un ospedale e come succede qui succede ovunque. Ma quante vite vengono salvate??? Tante!!! La vita va avanti. Siamo fortunati. (nelle foto alcune scattate dai miei genitori: Ale con i pazienti della pediatria, Manu con alcuni bimbi delle scuole, il papà con il piccolo!!!)