Viste le varie versioni speriamo si scrive così....comunque si, e anche il Natale è arrivato. Dobbiamo ammettere che siamo fortunati, l’anno scorso Alaska, quest’anno Zimbabwe. Di certo non possiamo mica lamentarci. E infatti stiamo benissimo e siamo felicissimi di vivere questa nuova esperienza. Di certo Natale non sembra, abituati alla neve e al freddo anche del nostro trentino, qui con i 30 o più gradi stabili sembra più ferragosto. A parte che tutti ci chiedono soldi o specialmente regali per Natale, l’unica aria Natalizia che tira qui in Ospedale è che tutti sono in ferie, o quasi e l’ospedale è parecchio vuoto. Niente canti, niente feste, niente di niente. E neanche tra i villaggi. Ora, quello che poi è il rito qui, tutti si preparano andando a passare il giorno di Natale come da noi, in famiglia e riunendosi tutti insieme. Mangiando
sabato 24 dicembre 2011
Muve ne Christmas jakanaka
mercoledì 21 dicembre 2011
Aggiornamenti 2011
La pancia di Manu cresce e il nostro piccolo/a si muove sempre di più. Stiamo bene, ora che Natale è vicino, molti sono tornati in Italia per le ferie (praticamente tutti), qui è tutto tranquillo, forse troppo. Da quando i medici sono andati via, in ospedale c’è totale anarchia. Ok, il servizio al paziente c’è sempre, ma non è ottimale. Assenteismo o lunghe pause sono all’ordine del giorno. Per fortuna anche i pazienti sono calati molto. Una cosa molto positiva di queste ultime settimane, è che ci siamo chiariti con il dott. Massimo. Era qualche mese, specialmente novembre, che ci si scontrava spesso e c’era qualche problema. È vero che il clima era molto teso e tutti un po’ (tanto) nervosi, ma ci sarebbe dispiaciuto litigare o non chiarirsi. Così, tra un viaggio ad Harare e qualche serata libera, abbiamo avuto modo di confrontarci e scambiare delle idee. Così facendo abbiamo capito del perché di molte cose, e questo ci ha dato una bella botta positiva. Siamo felici di aver chiarito (per fortuna poi in positivo) con lui queste cose. Di certo ci vengono poi in mente le parole di Lia (ass. provinciale alla solidarietà) che aveva perfettamente individuato l’individualità che c’è qui. Effettivamente, rispetto ad altri posti come Tanzania, Kenya, Botswana e Ovest Zimbabwe, in queste zone non c’è una vera e propria vita di comunità e anche gli stessi villaggi sono case sparse e isolate. Al contrario delle altre zone dove sono disposte a cerchio o comunque vicine. Tutti svolgono una vita per conto loro, sicuramente legata alla famiglia o alle famiglie visto che gli scambi di coppie, poligamia, e (causa i tantissimi morti per AIDS) di parentela sono molte. In effetti è molto facile trovare famiglie con 6-8 figli, ma che in realtà alcuni sono figli, altri nipoti di famigliari deceduti. Chi tira avanti tutta sta storia, è la donna. La donna ha un ruolo fondamentale anche se sottomessa. Si, molti uomini lavorano, ma mai come le donne. E quello che l’uomo guadagna difficilmente lo mette a disposizione della donna, ma se lo tiene per se o al massimo per la casa e i figli quando va bene. Chi fa tutto in casa e fuori è la donna, chi si occupa dei figli è la donna, chi porta a casa due lire è soprattutto la donna, chi è maltrattata, a volte picchiata, molte volte tradita, è la donna. Eppure, con una forza da leoni, si tira su e continua a fare la vita quotidiana devota ai figli. L’uomo magari lavora si, ma poi passa ore e ore sotto una pianta all’ombra o purtroppo al bar a ubriacarsi. Pochi sono gli uomini che aiutano nell’orto o con i figli se lavorano fuori casa, ma dai per fortuna ci sono. Una delle cose che più ci fa riflettere e arrabbiare è che quando parli con la gente in generale è per lo più perché hanno uno scopo ben preciso: ricevere. Per carità capiamo benissimo le necessità, ma pochi ti chiedono come stai realmente perché interessati (anche in Italia per quello), e spesso usano parole come I need, I want, Give me! Tradotto è: ho bisogno, io voglio e dammi. E non vanno per il gentile, come se tutto fosse dovuto solo perché siamo europei. Ci soffriamo molto davanti a queste cose entrate ormai nel nostro quotidiano, ma è così. E per le generazioni future la cosa non è rosea. Ormai sono 10 mesi che siamo qui, e tornando con la mente a febbraio, notiamo un netto cambiamento nel paese. Si per carità, corruzione e ingiustizie sono all’ordine del giorno e difficilmente cambieranno (visto che poi è nel Dna di questo popolo, seppur pacifico), ma si vedono più negozi e con gli scaffali pieni di cose, ormai si trova di tutto, qualche lavoro infrastrutturale è stato fatto, e il Paese ha avuto una crescita notevole in meno di un anno. È vero la presenza di bianchi qui è altissima, ma Harare per esempio, è cambiata come dal giorno alla notte. E sembra di essere in una comune capitale europea. Peccato che però questa gente (i bianchi) non hanno capito che questo è un paese africano e fanno ancora i “padroni”. Di conseguenza, sono pochi gli africani con spirito di iniziativa o che provano a dare una scossa a questa cosa,e purtroppo la pigrizia e la malavoglia, o chissà che, li rende ancora “sottomessi”. Ora alcune catene multinazionali stanno aprendo punti vendita nelle città più importanti, e questo creerà grossi problemi ai piccoli mercanti locali. I prezzi stanno continuando a oscillare e salire….la nostra paura è che questa salita vertiginosa (sia di prezzi che di benestare nel paese) possa creare un grosso distacco tra i poveri (veri poveri), chi comunque vive (una grossa percentuale) e i ricchi, rimandando il Paese (e quindi i più poveri) nel baratro di alcuni anni fa. Foto 1: biglietto lasciato da una donna affamata, di certo non pretendiamo che tutte siano così, ma almeno un pò di educazione e rispetto si; Foto 2 e Foto 3: capanne e villaggi raggiunti con la mia auto carica di aiuti che provengono dai container di Carlo, a volte non esiste strada per arrivarci; Foto 4: la clinica dentistica ultimata e completamente funzionante; Foto 5: la nuova clinica oculistica completa e operativa.
domenica 4 dicembre 2011
Drink
mercoledì 16 novembre 2011
Tra una cosa e l'altra
lunedì 7 novembre 2011
Mani legate
A fine luglio, mentre andavamo ad Harare, ci siamo fermati per strada (come sempre) per comperare della verdura da portare ai bambini dell’orfanotrofio e per noi. Così dopo un po’ di contrattazioni mi si avvicina un uomo, di buon aspetto ma molto mal messo, che voleva vendermi una cassa vuota. Io ne avevo bisogno così la comprai. Mi chiese un passaggio fino ad Harare e così salì e via. Fatto scendere ad Harare mi chiese se avessi qualcosa per lui…(premetto che soldi non ne diamo in giro se no è la fine, si valuta bene ogni singola situazione, ma si cerca di dare aiuti in cibo) e io d’impulso dissi: se vieni su all’ospedale dove lavoro posso darti qualcosa (lo dico sempre, tanto poi non si presenta nessuno). Fino qui nulla di che, la solita storia che capita quasi tutti i giorni…solo che un bel pomeriggio assolato me lo vedo capitare in ospedale. Lo incontrai sulla strada, era distrutto. Se l’era fatta quasi tutta a piedi (
mercoledì 26 ottobre 2011
Il progetto Idrocefalo e Thomas
Questo progetto è stato fatto qualche mese fa, in luglio, esattamente la settimana dall’ 11 al 17, qui in ospedale. Perché ne scrivo solo ora??? Semplicemente perché a tutta sta storia c’è legata una persona: Thomas, che solo in questi giorni sta realizzando un sogno, quello di tornare a camminare. Andando con ordine il progetto, ideato dal dott. Spagnolli in collaborazione con
domenica 9 ottobre 2011
La pioggia
martedì 4 ottobre 2011
Manu è incinta
Sicuramente per alcuni di voi non sarà una vera news visto lo scambio di mail delle scorse settimane. Ma ci tenevamo a urlarlo al mondo intero….ok ok a chi legge il blog. Ebbene si, da 10-11 settimane Manu è incinta. Avevamo detto infatti alla nostra partenza che stavamo pensando a un ritorno un po’ allargato…e infatti, se tutto procederà per il meglio quando a fine gennaio saremo in Italia, vedrete Manu con un bel pancione. Infatti, ormai da più di un mese, è sottocontrollo, qui in ospedale, dai medici e soprattutto dal dott. Carlo Spagnolli che si prende sempre cura di noi. Manu sta molto bene ed è in salute (sarà l’aria africana????), ha fatto gli esami del sangue e tutto va bene. E infatti continua la vita di prima normalmente. E anche due ecografie. La prima, un mese fa, faceva vedere una piccola macchia nera, ma quella di oggi già fa capire e intravedere molte cose, tra cui la testa e gli arti. Un’emozione indescrivibile vedere questa creatura muoversi in continuazione…troppo bello. E a manu sono scappate anche due lacrime, mentre io (devo ammetterlo) cercavo ancora di capirci fuori qualcosa sia di spiegazione in inglese del medico che dal monitor (purtroppo la macchina non è nuovissima). Poi abbiamo festeggiato. Il dott. Rupfuze, medico qui in ospedale, è stato molto gentile e ha fatto molto per noi. Per motivi precauzionali a manu era stato consigliato di non andare in macchina (viste le strade qui si salta molto) per evitare balzi o altro. Ma ora che il feto si sta ingrandendo, nei prossimi week end andremo in capitale per festeggiare un po’ con alcuni amici. Io e Manu siamo felicissimi e lo desideravamo tanto, anche se devo ammettere che per me è ancora un po’ difficile rendersene conto. Ma ho ancora tempo. Intanto sto con Manu e cerco di farla faticare il meno possibile, specialmente ora che il caldo sta diventando sempre più forte. Viste le molte domande a cosa abbiamo deciso di fare nei prossimi mesi, ecco a grandi linee ciò che per ora abbiamo pensato. Certo è che sarebbe bello e comunque sia sarebbe fattibile che il bimbo/a nascesse qui. In quest’ospedale e con il dott. Spagnolli non sarebbe un problema. Ma abbiamo valutato due importanti cose: la prima è il poter star vicino a parenti, genitori e amici in quel che sarà un bellissimo evento, e il secondo è legato alla burocrazia. Si proprio per una questione di carte. Non che non sia fattibile, ma proprio per un discorso di semplicità futura. Quindi torneremo in Italia alla fine di gennaio e staremo li per qualche mese (cercherò un lavoro per raccogliere due lire)….prima di ripartire alla volta di….chi lo sa. Tante cose ora sono sospese, e stiamo valutando varie opportunità e proposte. Saranno quindi fondamentali i prossimi 4 mesi….per ora ci godiamo questo bellissimo momento che felicemente condividiamo con tutti voi. (foto 1 la stanza dei raggi X con la macchina dell'ecografia, una delle poche unità funzionanti sia di raggi che di esami, dell'intera provincia: una manna; foto 2 il dott. Rupfuze mentre visita manu; foto 3 visto che la macchina non stampa ho fatto una foto al monitor).
sabato 10 settembre 2011
Vandali o cultura???
venerdì 19 agosto 2011
Lavoratori e il gruppo Rimini 1
domenica 14 agosto 2011
I genitori a Vic Falls 2
venerdì 29 luglio 2011
Ingiustizie
Purtroppo non è sempre rose e fiori qui e bisogna ricordarsi che tutto mondo è paese nel senso che le persone cattive e buone ci sono anche qui, come da noi, come in qualsiasi parte del mondo. Di ingiustizie ne vediamo tutti i giorni (e forse è la cosa che fa più male), piccole o grandi che siano, dal bimbo all’adulto, dal bianco al nero, dal sacerdote all’ateo….e di molte di queste preferiamo non parlarne per ora. Sia per non creare problemi sia perché necessitiamo di più tempo per sbilanciarci su alcuni argomenti. Ma due casi vogliamo raccontarveli: il primo è accaduto a me (Alessio) qualche settimana fa a Mutoko paese. Il paese dista circa 20 minuti di auto dall’ospedale di cui
martedì 19 luglio 2011
Vita e Morte
Avevamo una mascotte in pediatria....una mascotte perchè era un miracolo che fosse ancora vivo. Tra febbraio e marzo, una famiglia molto povera che abita nel bush (cioè nell'interno delle montagne) e non parla inglese, ha il suo primo bimbo. Peccato che tramite complicazioni la mamma non ce la fa e muore dando alla luce un bimbo che con molta difficoltà e in gran sottopeso e denutrizione riesce a sopravvivere. (fino qui la storia mi è stata raccontata) Così il padre lascia tutto per poter star dietro a questo bimbo costretto a cure in ospedale. Non ha soldi per pagare nulla, così nel frattempo che le infermiere si prendono cura del piccolo lui si rimbocca le maniche e fa le pulizie nel reparto, aiuta con i pasti, si da da fare per ripagare il suo piccolo debito con l'ospedale tutti i giorni. Così i mesi passano, il piccolo con degli occhi enormi e ricchi di vita sta migliorando, le medicine fanno effetto e conquista qualche grammo. La pelle inizia a tornare bella, c'è speranza per questo piccolo sempre avvolto nelle coperte e curato tantissimo dal padre, l'unica cosa che gli è restata. Ma una mattina di metà luglio qualcosa suona strano e un carrello passa con una coperta sopra. Il piccolo non ce l'ha fatta, non abbiamo capito cosa sia successo ma durante il mattino presto se n'è andato. Corriamo in camera, e il papà seduto sul piccolo letto con la copertina in mano, sembra uno zombie. Non possiamo immaginare il dolore di chi ora ha perso proprio tutto, e deve trovare la forza di reagire. Lo abbracciamo. In pediatria c'è un clima di tristezza. Così l'unica cosa che riesco a capire in Shona è: ora cerco di tornare a casa. Scrivo con un pò di nodo in gola perchè insomma, si andava tutti i giorni a trovarlo, per la storia, per tutto e sopratutto per il papà. Qui spesso le persone muoiono, bimbi o adulti, è normale è un ospedale e come succede qui succede ovunque. Ma quante vite vengono salvate??? Tante!!! La vita va avanti. Siamo fortunati. (nelle foto alcune scattate dai miei genitori: Ale con i pazienti della pediatria, Manu con alcuni bimbi delle scuole, il papà con il piccolo!!!)